giovedì 18 dicembre 2008

Gli esperti e le crisi: 'inesperti' prima, 'esperti' solo dopo?


Gli esperti di economia sono molto gettonati e ora sono tutti d’accordo: l’attuale crisi finanziaria mondiale è gravissima ed ha pochi precedenti analoghi. Il cittadino è sempre più spaesato e si domanda: in quali mani siamo? Come mai siamo arrivati indifesi e sprovveduti di fronte a questa crisi?

Gli esperti che, a crisi scoppiata, si prodigano a dare consigli ai vari rappresentanti dei partiti e che finora hanno imposto il “governo dell’economia” nazionale e internazionale dei vari governi succedutisi negli ultimi anni, non avevano previsto che stavamo per precipitare. Come mai?

Scientificamente ragionando, si individuano due soluzioni.

1- Gli esperti non sono conoscitori delle problematiche economiche nazionali e internazionali, sono dei mestieranti in grado di discutere solo dopo che i fatti sono accaduti.

2- L’economia nazionale e mondiale è “governata” da lobbies che a loro volto “governano” i governi nazionali. Le lobbies usano i governi nazionali e, anche a loro insaputa, fanno il bello e cattivo tempo decidendo quando vi devono essere periodi di sviluppo e periodi di crisi in modo da guadagnare durante le fasi di prosperità e anche durante le fasi di magra.

Gli esperti che imperversano sui mass media, pertanto, sono in prevalenza diffusori di veline che fanno comodo ai “padroni dell’economia”. Non devono essere in grado di prevedere né tanto meno di evitare i grossi problemi connessi alle attività economiche delle lobbies. Al momento opportuno, a crisi scoppiata, devono esaltarla per creare un fertile substrato alle lobbies che continueranno ad ingrassare grazie alle risorse pubbliche nazionali. Naturalmente i mass media che contano hanno un ruolo strategico nel creare, acriticamente e servilmente, la situazione ambientale favorevole all’impero dell’economia lobbystica.

Chi scrive è professore di Geologia, quindi dovrebbe essere un esperto delle problematiche geoambientali. Come conoscitore della materia, in aprile ha scritto che la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte sarebbe franata come poi realmente accaduto l’11 agosto 2008. Ha previsto e scritto, ancora in aprile 2008, che la discarica di Chiaiano avrebbe determinato rischi idrogeologici come è realmente accaduto in questi giorni.

Non si riesce a capire come mai gli esperti di economia nazionale e internazionale non abbiano previsto la crisi economica: strano che oggi si limitino tutti a dire “la crisi è molto grave!”. A dire la verità non ispirano molta fiducia; i cittadini farebbero bene a documentarsi per non essere sempre in balia dei “padroni dell’economia” che ci guadagnano sempre a scapito dei cittadini.

Un esempio significativo è fornito dallo scandalo rifiuti in Campania, vera e propria invenzione dai verificati risvolti criminogeni, tesa a favorire l’abuso dei poteri speciali per spendere il denaro pubblico con modalità “fuori legge” in relazione alle leggi ordinarie, per favorire le lobbies parassitarie che contano, senza risolvere i problemi nonostante 14 anni di “governo disinvolto del problema”. In questi 14 anni si sono create, a piacere e senza contrasti, alcune crisi ambientali come quella di dicembre 2007 / gennaio 2008 che hanno letteralmente sconvolto, negativamente, la pianificazione economica della Campania ma fatto ingrassare i parassiti che prosperano sui rifiuti.

I dati disponibili suggeriscono che questa crisi fu freddamente pianificata a tavolino a partire dal 5 luglio 2007 quando è stata emanata la “Legge Salvacampania” n. 87 che imponeva la realizzazione di 4 discariche per risolvere l’emergenza rifiuti in Campania. Sempre all’inizio di luglio il neo Commissario di Governo Pansa aveva avuto il compito preciso di attuare la legge appena approvata che invece non ha realizzato mettendo le premesse per la crisi ambientale che poi si verificò puntualmente a cavallo del 2007 e del 2008. La crisi fu esaltata da proposte “insane e provocatorie” quali la riapertura della discarica di Pianura e l’attivazione di altre discariche, non previste dalla legge, in siti non idonei.

Nessuno ha mai spiegato come mai il Commissario di Governo che doveva salvare la Campania, in realtà avesse fatto di tutto per affossarla provocando accese manifestazioni quando spregiudicatamente propose di riaprire la discarica di Pianura (che poi è stata messa sotto sequestro dalla Magistratura di Napoli e inserita tra i siti di interesse nazionale per la bonifica come certificazione dell’improponibilità del sito). Naturalmente, anche in quell’occasione i vari esperti e i mass media che contano si sono limitati ad evidenziare la grave crisi. Nessuno si è chiesto: come mai si è verificata?; era prevedibile?; di chi è stata la colpa?

Lo scrivente, davanti alla Commissione Ambiente del Senato, il 26 luglio 2007, aveva facilmente previsto la crisi di fine anno. Previsione non accolta e valutata dai mass media velinari e da coloro che sono attenti solo ad eseguire gli ordini delle lobbies parassitarie. I4 anni di commissari di governo e di uso spregiudicato dei poteri straordinari hanno, di fatto, creato una struttura “extraterritoriale”, che “governa” la così detta emergenza rifiuti in Campania, che non solo non risponde al territorio (ad esempio è vietato ai rappresentanti istituzionali dei Comuni di Marano e Mugnano e dei Comitati dei cittadini entrare nella Cava del Poligono di Chiaiano per osservare i lavori in corso nonostante siano stati rinvenuti e rimossi inadeguatamente sacchi di fibre di amianto, pericolose per tutti, e si stiano verificando anche dissesti idrogeologici) ma che non osserva nemmeno le leggi, non derogabili, relative alle norme tecniche e al diritto alla salute.

Il guaio è che i trasgressori continuano ad essere non solo impuniti ma addirittura premiati come fatto dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, venerdì 5 Dicembre, che durante la cerimonia della seconda edizione di "Napoli città di pace" ha premiato il sottosegretario Guido Bertolaso “per il coraggio dell'azione nell'emergenza di Napoli".
Prof. Franco Ortolani - Ordinario di Geologia
Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio
Università degli Studi di Napoli Federico II

domenica 14 dicembre 2008

Questione rifiuti: sopralluogo a Pianura con Asia


È una giornata uggiosa venerdì 14 novembre. Riesco ad ottenere un appuntamento con Guido Lauria, il responsabile Napoli Ovest di Asia, l’azienda speciale igiene ambientale del comune di Napoli. Lauria sovrintende al delicato processo di raccolta dei rifiuti solidi urbani, indifferenziati, differenziati e ingombranti della parte occidentale della città: da Piazza Garibaldi a Contrada Pisani.

Erano due mesi che durava il martellamento incessante sul personaggio. Il suo cellulare squillava e annunciava la mia voce, ormai fastidiosa, in media due volte a settimana. Alla fine la tenacia e la costanza sono state premiate. Incontro Lauria al bar Etoile nel pomeriggio sotto una pioggerella tediosa. Sembra di essere a Londra ma non ci troviamo a passeggio a Hyde Park né alla ricerca curiosa di occasioni a Portobello Road, siamo a Pianura, alla periferia martoriata di una città ferita, invivibile. Lauria, un uomo alto, dall’aria scaltra e a tratti pensosa, si dimostra subito disponibile e accetta di accompagnarmi lungo tutta via Montagna Spaccata dove cassonetto per cassonetto, sito dopo sito, passiamo al setaccio le numerose criticità che il quartiere presenta sulla questione rifiuti. Ci fermiamo all’altezza della rotonda del polo artigianale. Faccio notare i cumuli di sacchetti abbandonati ai lati dei cassonetti. Egli mi assicura che si tratta del risultato del comportamento di pochi, isolati, incivili. Per dissuaderli i cassonetti posti nella carreggiata interna, nei pressi della fermata dell’Anm, saranno spostati altrove in modo da privare i soli noti commercianti disonesti dell’alibi della loro vicinanza per abbandonare immani quantità di cartoni e imballaggi che la pioggia ha reso pesanti come il marmo.

Lauria fa notare orgoglioso che il numero dei cassonetti è sensibilmente aumentato e che sono stati posti lungo tutta l’arteria proprio quelli in metallo, meno vulnerabili ad atti di vandalismo purtroppo assai frequenti in zona. Gli faccio notare che la quantità dei rifiuti prodotti dalla cittadinanza sembra aumentare sempre più e che anche i nuovi cassonetti saranno presto insufficienti se non si dislocano le campane per la raccolta diversa. Il funzionario Asia assicura di star già lavorando al progetto e che si è solo in attesa del via libero degli addetti al servizio logistico, i soli che, dopo i necessari rilievi, possono autorizzare l’installazione dei contenitori per il multimateriale. Prendo per buone le sue parole ma dall’espressione del suo volto ricavo la netta impressione che Asia non crede alla raccolta differenziata e che è troppo concentrata sui rifiuti tal quale. Percepisco una grande sfiducia nella capacità della popolazione di separare la plastica e l’alluminio dalla carta e dal vetro. Forse Lauria attende che la raccolta differenziata porta a porta dai Colli Aminei sia estesa ad altri quartieri della città ma non vorrei che mentre il medico studia l’ammalato muoia e Pianura affoghi in un mare d’immondizia. I segnali di miglioramento sono sicuramente evidenti ma tanto resta ancora da fare. Domando al nostro come mai rimangano per terra cartoni a palate. Lauria mi fa tranquillamente notare che rimuoverli non spetta ad Asia ma all’ente di bacino Napoli 5 che, a causa dei recenti scioperi, non sta funzionando a dovere.
Non mi arrendo, pungolo Lauria fino quasi a farmi odiare e gli rinfaccio i numerosi copertoni abbandonati sui marciapiedi. Se gli pneumatici non devono essere raccolti dal consorzio ma dagli addetti alla rimozione degli ingombranti, servizio che com’è noto fa capo ad Asia, come mai rimangono per strada per mesi?
Lauria non perde mai il suo aplomb e con lo stuzzicadenti infilato in bocca – inguardabile- si giustifica riferendo che essi sono si rifiuti ingombranti ma di tipo speciale come i frigoriferi e che per raccoglierli occorre che si smaltiscano le giacenze nei siti di conferimento. Se non si libera spazio per poterli ricevere egli non può disporne la rimozione.

Quasi mi pento della mia insistenza e arrivati di nuovo nei pressi del polo artigianale gli porgo i miei più sentiti complimenti per la bonifica della discarica abusiva. Lauria asserisce che se la discarica non si è più riformata il merito è della videosorveglianza istituita all’interno del sito per la raccolta degli ingombranti in fondo alla strada, accanto ai binari della circumflegrea. Rispondo che non ci credo alla storia delle telecamere e che mi sembra solo una grossa bufala. Lauria reagisce a quella che gli deve essere parsa una provocazione bella e buona. Ingrana la marcia della fiat panda aziendale e in pochi secondi siamo dentro l’isola “operazione cantinole pulite”. È tutto vero. Una postazione di videosorveglianza attiva 24 ore su 24, con monitor e telecamere con un mouse che attiva un dispositivo di zoom che inquadra anche il numero di targa delle auto che circolano nel viale. Incredibile, per un attimo mi sento come un’astronauta della Nasa, ma non è uno shuttle è il container dove lavorano gli addetti Asia. Segno che quando si vuole si può e che anche a Napoli sono possibili cose impensabili fino a pochi mesi fa. Ed io che m’illudevo che le mie ronde in scooter di sera costituivano un efficace deterrente agli eco criminali. Dove non possono le forze dell’ordine arrivano le sentinelle del grande fratello con dei risultati encomiabili e duraturi nel tempo.

Ritorniamo al bar Etoile. Non pago del tour dell’orrore convinco Lauria a un’ultima, tragica tappa. La discarica abusiva di via Spadari. Egli mi spiega che, a differenza dei rifiuti abbandonati lungo la strada, che s’impegna a rimuovere in due settimane (ieri a distanza di quindici giorni, però, i rifiuti giacevano ancora lì) quelli nell’area recintata si trovano in un luogo che non è di pertinenza comunale e che senza l’ordine della magistratura, che lo ricordiamo, ha disposto il sequestro della zona, non può procedere ad alcuna bonifica.
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo sopralluogo nella speranza che sia solo l’inizio di un rapporto di collaborazione che auspico foriero di importanti traguardi.

[Crescenzo Mele]
da 'La Municipalità' del 7.12.2008

martedì 11 novembre 2008

Emergenza rifiuti a via Montagna Spaccata


Uno scenario da brivido. Cumuli di spazzatura lungo tutta la strada. Dal confine con il comune di Pozzuoli, dove la strada continua diventando via Povinciale Pianura, a via Epomeo, si può notare una fila interminabile di discariche a cielo aperto, senza soluzione di continuità. Rifiuti misti a sterpaglie, sacchetti di spazzatura e rifiuti ingombranti nell’ultimo tratto, quello di contrada Pisani, problema di cui ci siamo già occupati negli articoli precedenti, e adesso enormi cataste di tal quale ai piedi dei pochi cassonetti ubicati lungo la strada. Il numero dei contenitori per l’indifferenziata è, infatti, ridottissimo per la produzione giornaliera di rifiuti che è lasciata dalla copiosa popolazione che vive a ridosso della principale arteria del quartiere.La quantità di immondizia sembra aumentare in modo esponenziale con il passare dei mesi, Bastano due giorni di non raccolta con i bob cat, le piccole pale meccaniche, dei sacchetti abbandonati sul marciapiede, che la strada diventa quasi impraticabile anche per le auto. Scene raccapriccianti sono offerte alla vista dei passanti. I ricordi dei giorni bui dell’emergenza rifiuti dello scorso inverno e primavera tornano presto alla mente, angosciano l’anima e ottenebrano il cervello.

Abbiamo chiesto al responsabile della zona Napoli Ovest che va da Piazza Garibaldi ai Pisani, Guido Lauria. Colui che aveva promesso di bonificare nuovamente la discarica abusiva del polo artigianale e ha persino mantenuto l’impegno. Lauria assicura che nei giorni scorsi sono stati dislocati nel quartiere 120 cassonetti di plastica, di materiale più leggero e maneggevole, adatto alle strette vie di comunicazione del quartiere di Pianura ma che sta cercando in ogni modo di recuperare altri cassonetti in metallo, più adatti a una strada ad alta pedonalità e interessata dal problema dell’abbandono dei rifiuti ingombranti come via Montagna Spaccata.

Lauria ammette che la situazione è grave e allarmante tanto da costringerlo all’ennesimo sopralluogo sul posto proprio oggi, Raggiunto al cellulare oggi pomeriggio avrebbe voluto che avessimo fatto una videochiamata per assicurarci che era lì sul posto. Personalmente l’ho ringraziato per lo sforzo non senza rilevare che contano, però i risultati. L’assessore municipale all’igiene ambientale, Lanzaro è risultato, invece, per l’intera giornata irraggiungibile. Ci è davvero dispiaciuto non udire un suo parere su questa terribile calamità che si è abbattuta sul quartiere. Lauria conclude promettendo, ma pressato sulla necessità di indicare i tempi di attuazione, si dice al momento impossibilitato a fornire una data precisa, altri 140 cassonetti. Saluti Lauria suggerendogli di far posizionare lungo la strada le campane per la raccolta differenziata che, da quando quasi due anni fa sono state incendiate per l’ennesima volta, non sono più state ricollocate.
Forse l’impressionante quantità dei rifiuti (ma non è che i tanti pubblici esercizi che si affacciano sulla strada abbiano una non irrilevante responsabilità di questa penosa situazione?) può forse essere sensibilmente ridotta con una seria raccolta differenziata? Lauria riferisce di non averci pensato. Io trasalgo. Tuttavia riesco a restare lucido per strappare l’impegno per una sua telefonata al signor Liberatore, il responsabile Asia del collocamento delle campane verdi per il vetro e gialle per la plastica e l’alluminio. Lauria assicura che lo farà domani stesso.

Vedremo se la bonifica del polo artigianale è solo un fuoco di paglia o l’inizio di un lungo cammino volto a liberare definitivamente dai rifiuti il quartiere. Non ci sono più gli alibi della mancanza di discariche e di congestionamento degli impianti CDR. E’ evidente che allo stato delle cose l’Asia appare una società di servizi disorganizzata, incapace di controllare le sezioni periferiche (il presidio di via parroco Russolillo assomiglia più a un dopolavoro di Poggioreale che a una municipalizzata dei rifiuti) e di comunicare efficacemente con esse. Il tempo ci dirà se interloquire direttamente con i vertici risolverà il problema. I rappresentanti politici locali hanno dimostrato finora di essere inadeguati o troppo tentati di delegare la questione ai commissari e ai premier di turno. Lauria sembra essersi accorto della gravità del problema non resta che aspettare che alle parole seguano i fatti.


[Crescenzo Mele]

da 'La Municipalità' del 11.11.2008
www.lamunicipalita.it

Via montagna spaccata: segnali di miglioramento


Sembra invertirsi la strada verso il baratro in cui sembra dirigersi quando si percorre via Montagna Spaccata. Il responsabile dell’Asia di Napoli Ovest, Guido Lauria mi ha raggiunto al cellulare. Rispondo meravigliato. Un importante funzionario dell’azienda municipalizzata per lo smaltimento dei rifiuti urbani della nostra città che mi chiama per la prima volta e la mia voce riesce a malapena a celare l’emozione.

Saluto il nostro e chiedo curioso il motivo della telefonata. Lauria m’informa che sono stati posti, come da lui promesso un paio di settimane fa, in numero sufficiente al bisogno, nuovi cassonetti lungo il tratto centrale di via Montagna Spaccata. La zona, è noto, è afflitta dalla loro penuria e quotidianamente sono lasciati quintali di spazzatura ai bordi della strada poiché i pochi raccoglitori esistenti si riempiono già a metà pomeriggio. Ciò anche per la pessima abitudine tutta locale di depositare i sacchetti neri dell’indifferenziata, che nella totale assenza di campane per la raccolta dei materiali riciclabili costituisce la quasi totalità dei rifiuti prodotti, non già dopo le 20,00 bensì durante tutto l’arco della giornata. Lauria parla di 120 nuovi cassonetti ubicati.
Nella serata, recandomi sul posto per un sopralluogo e verificare di persona quanto riferitomi, mi accorgo che la cifra è molto più bassa: una quarantina in tutto quelli aggiunti. La loro quantità tuttavia mi sembra adesso sufficiente.

Al funzionario Asia però mi dimostro soddisfatto ma non pago dei risultati raggiunti e cerco di ottenere un appuntamento per una perlustrazione delle aree ancora a maggior rischio emergenza rifiuti. In primis l’ultima parte di via Montagna Spaccata che come si sa non è stata ancora ripulita dai rifiuti e dalle sterpaglie abbandonati lungo il suo percorso e via Spadari, oggetto in misura sempre più crescente dell’abbandono dei rifiuti ingombranti, specie dopo la bonifica della discarica abusiva del polo artigianale. Molti incivili, infatti, si spostano di un centinaio di metri e scaricano qualsiasi tipo di materiale sulla collina che conduce a contrada Romano.

Lauria mi sembra non entusiasta dell’idea cercando di far passare l’incontro non indispensabile giacché la discarica di via Spadari è stata già segnalata tra le quarantuno micro discariche presenti su tutto il territorio cittadino e che quattordici nuovi cassonetti saranno a breve dislocati sul tratto della strada che attraversa contrada Pisani. Il funzionario rileva che grazie ai fondi stanziati si è riusciti a bonificare solo la metà dei siti ma non è in grado di fornire i tempi di bonifica di quelli non ancora toccati dal piano straordinario.

Chiudo la telefonata ricordandogli che tra le sue promesse rientrava l’installazione delle campane per la raccolta differenziata. Sul tema la risposta è la stessa del nostro ultimo colloquio il mese scorso: si è ancora in attesa del sopralluogo logistico da parte dell’azienda che possa dare ai cittadini di quest’area la concreta possibilità di adempiere gli obblighi di legge in materia di conferimento di rifiuti.


[Crescenzo Mele]
da 'La Municipalità' del 8.11.2008

venerdì 31 ottobre 2008

Piano di caratterizzazione del sito di Pianura: il Ministero dell’Ambiente risponde alla Associazione


Spettabile Associazione Area Flegrea

come da accordi con l’ing. Tassoni vi invio le informazioni, acquisite per le vie brevi, sullo stato di avanzamento delle bonifiche nel SIN denominato "Pianura" successivamente all’approvazione da parte della Conferenza di Servizi decisoria del 06.06.08 del Piano di Caratterizzazione.
1) Le indagini di telerilevamento e gravimetria sono iniziate il giorno 3.10.08 dovrebbero terminare, compatibilmente con la disponibilità dell’elicottero della Guardia Forestale, nei prossimi giorni;

2) sono state indette gare per magnetometria e tomografia elettrica per tutto il Sin di Pianura, con precedenza per i dati relativi all’area Di.Fra.Bi. da consegnare 20gg dopo l’assegnazione di gara. Il termine per la presentazione dell’offerta scade il giorno 27.10.08, la commissione di aggiudicazione si riunirà il giorno 29.10.08 (tempo totale di esecuzione 40 giorni);

3) è stata indetta la gara per esecuzione di indagine geognostiche per la sola area ex Di.Fra.Bi (9 sondaggi di cui 4 all’esterno della discarica e 5 all’interno del corpo rifiuti tutti allestiti a piezometro + un pozzo spia) la data di presentazione delle offerte scade il giorno 4.11.08, il 6.11.08 riuniremo la commissione di aggiudicazione (tempo di esecuzione 40 gg);

4) è in corso di predisposizione la gara europea per il resto dei sondaggi da eseguire nel sito di Pianura previsti dal Piano di caratterizzazione approvato.

Resto a disposizione di qualunque ulteriore chiarimento ed invio cordiali saluti.


Marco Mendola

lunedì 20 ottobre 2008

‘Un altro modo è possibile’: esperienza di consumo consapevole e sensibilizzazione sociale


Giovedì 30 ottobre 2008 dalle ore 16.00 / 21.00 si terrà, presso il Cinema Sofia di Pozzuoli, la conferenza / dibattito ‘Un altro modo è possibile’, evento artistico t.r.a.s.h_tecnica riabilitativa a supporto dell’ homo sapiens ispirato al principio arte al servizio dell’evoluzione è comunicazione in forma artistica per offrire solidarietà alle piccole e grandi lotte quotidiane del genere umano.

Organizzato dal Coordinamento Civico Flegreo, che riunisce cittadini e associazioni dei Comuni di Pozzuoli, Quarto, Bacoli e Procida impegnati a sostenere una politica dei rifiuti ecocompatibile a salvaguardia del territorio e dell’ambiente, e dal Coordinamento Regionale Rifiuti, l’incontro mira ad illustrerà valide alternative per una gestione virtuosa del rifiuto solido urbano attuabili nel territorio dei Campi Flegrei.

Interverranno il prof. Paul Connet – esperto internazionale della strategia Rifiuti Zero, Carla Poli – imprenditrice centro riciclo Vedelago (TV) e Elena Vellusi – Coordinamento Civico Flegreo.
A moderare il dibattito pubblico Nicola Capone – Coordinamento Regionale Rifiuti.
Sono invitati amministratori regionali, provinciali, flegrei e la cittadinanza.
A concludere l’incontro le riflessioni di Alex Zanotelli – missionario comboniano.

L’iniziativa ‘Un altro modo è possibile’ si propone come occasione per promuovere il dialogo tra tutti gli attori del territorio flegreo e costruire una rete integrata di collaborazione istituzionale e democrazia partecipata e incentivare, in sinergia con le più recenti disposizioni legislative, la riduzione, il recupero, il riuso e il riciclaggio dei rifiuti, sulla base della strategia Rifiuti Zero.

Consapevoli che la questione è di pubblico interesse si utilizzerà la complementarietà delle arti per coinvolgere tutti verso una maggiore responsabilità e cooperazione. Interpreteranno le quattro R: Vincenzo Aulitto, Salvatore Vitagliano, Sasi Menale, Angelo Montefusco; fotografie di Santiago Faraone Mennella; videoproiezioni del N.o.c.c.s; performance teatrale Edoardo Amendola; laboratorio creativo da un’idea di Francesca Morante.

Per informazioni: dorianasarli@gmail.com

Non confondiamo il cambiamento climatico con l’inquinamento atmosferico


Le ricerche innovative, condotte presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, studiando gli archivi naturali integrati presenti nell’Area Mediterranea hanno consentito di ricostruire la storia del clima e dell’ambiente delle ultime migliaia di anni; cambiamenti climatici anche più intensi dell’attuale si sono verificati con ciclicità millenaria, naturalmente e senza l’inquinamento atmosferico antropogenico. La durata dei periodi caldi degli ultimi millenni è stata di circa 150/200 anni. Questi ultimi sono correlabili con un sensibile incremento di attività solare su scala multisecolare. L’attuale periodo di cambiamento climatico si sta instaurando secondo la naturale ciclicità millenaria e si sta sovrapponendo ad un crescente inquinamento antropogenico dell’atmosfera; esso si svilupperà naturalmente, in relazione all’attività solare, come accaduto 1000 anni fa. L’ambiente sarà interessato da modificazioni rapide, diversificate in relazione alle attuali condizioni climatiche connesse alla latitudine.

Il cambiamento climatico per l’uomo moderno tecnologico è anche una novità; va ricordato che gli ultimi millenni si sono verificati cambiamenti simili a quello attuale anche con una concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera inferiore a quella delle ultime decine di anni, come accaduto 1000 e 2000 anni fa. I cambiamenti del clima e dell’ambiente, in natura, si sono sempre verificati in assenza di inquinamento ambientale antropogenico; gli archivi naturali evidenziano che in periodi preistorici le concentrazioni di gas tipo CO2, metano ecc. hanno avuto sensibili variazioni naturali, aumentando nei periodi con clima anche più caldo dell’attuale. La storia del clima e dell’ambiente ricostruita con le ricerche scientifiche innovative, senza le sponsorizzazioni di coloro che si preparano ad azioni neocolonialiste speculando sul clima, evidenzia che indipendentemente dalle attività umane inquinanti, le popolazioni dovranno, comunque, adattarsi alle nuove condizioni climatico-ambientali che continueranno ad evolversi con la loro ciclicità millenaria.

Dobbiamo essere coscienti che il cambiamento climatico-ambientale non può essere contrastato. L’uomo può intervenire solo sull’inquinamento atmosferico attuando azioni tese a mitigarne gli effetti. L’uomo può efficacemente intervenire attuando sagge azioni per mitigare i danni che il cambiamento climatico provocherà modificando l’attuale ambiente naturale e antropizzato.

Tale conclusione, strettamente connessa ai dati scientifici multidisciplinari, alla storia ambientale e alle previsioni delle modificazioni del prossimo futuro, deve essere individuata come una pragmatica posizione per preparare l’ambiente nelle aree nelle quali verrà più significativamente modificato nelle prossime decine di anni.

I sostenitori di tali tesi scientifiche scaturite da dati, analizzati multidisciplinarmente, contenuti negli archivi naturali e relativi anche all’attività solare millenaria, finora sono stati definiti reazionari, al servizio degli inquinatori del globo, che intendono aggravare gli effetti della variazione climatica. Ma da chi? Da coloro che in base ai dati climatici strumentali che coprono solo gli ultimi 150 anni di storia, senza conoscere la storia del clima e dell’ambiente delle ultime migliaia di anni, come i ricercatori raggruppati nell’IPCC, (noto clan di ricercatori prevalentemente climatologi senza basi culturali per individuare, studiare e capire gli archivi naturali che contengono le informazioni sull’evoluzione del clima e dell’ambiente prima degli ultimi 150 anni, sponsorizzati dalle multinazionali e probabilmente, in parte anche in buona fede), sono giunti alla conclusione che molto probabilmente il cambiamento climatico attuale è provocato dall’inquinamento antropogenico dell’atmosfera. Tale versione, autoreferenziata e non scaturita e validata da un confronto scientifico internazionale multidisciplinare, è stata ampiamente lanciata dai mass media con una vera e propria campagna pubblicitaria promozionale che ha imposto una versione monocromatica della causa del cambiamento climatico-ambientale.

I governi di molte nazioni, sensibili alle pressioni delle lobbies che hanno sponsorizzato le ricerche dell’IPCC, assumono, ormai, ufficialmente che l’uomo sia la causa del cambiamento climatico. Quindi, per contrastare i cambiamenti ambientali si deve intervenire sulle attività umane. Bisogna assolutamente ridurre la produzione di gas ad effetto serra. Come? Ad esempio introducendo l’uso di biocarburanti per consumare meno combustibili fossili. Biomasse da recuperate nei Paesi poveri.

Ecco come l’attenzione globale si è spostata, dagli interventi tesi a mitigare i danni ambientali nelle aree che saranno più interessate dal cambiamento climatico, sulle attività industriali che sono state individuate dai ricercatori sponsorizzati dai neocolonialisti come la fonte principale delle emissioni di gas ad effetto serra che provocherebbero la variazione del clima.

Gli interventi da attuare nel prossimo futuro, conseguentemente, sono previsti nelle aree più industrializzate e causa prima delle emissioni inquinanti (che avrebbero provocato danni a tutto il pianeta) con la propagandata presunzione di poter così contrastare il cambiamento climatico e non di contenere l’inquinamento ambientale.

Tra gli interventi previsti vi è anche la neocolonizzazione di aree poco sviluppate dal punto di vista socio-economico, che sarebbero assoggettate per produrre i biocarburanti necessari per ridurre le emissioni in atmosfera prodotte nei paesi ricchi. In tal modo, nelle aree povere, si crea una competizione nell’uso del suolo in quanto le foreste e le aree già coltivate saranno progressivamente adibite alla produzione di biomassa per i biocarburanti che saranno sempre più usati nei paesi ricchi.

Su tali tesi, strettamente connessa agli interessi economici dei paesi ricchi a scapito dei paesi poco sviluppati, si trovano schierati i partiti progressisti e quelli ambientalisti accanto ai neocolonialisti; per ignoranza, disinformazione, speculazione economica, interessi vari. Secondo Fidel Castro tale politica neocoloniale provocherà la scomparsa prematura di alcuni miliardi di abitanti delle aree povere.

Cosa fare?
Prima di tutto va immediatamente promosso un dibattito scientifico multidisciplinare istituzionale internazionale, che finora è sempre stato contrastato dalle lobbies che hanno sponsorizzato l’IPCC le cui conclusioni non hanno basi scientificamente valide in quanto si basano solo su dati climatici degli ultimi 150 anni; la storia del clima delle ultime migliaia di anni non esiste per l’IPCC. La storia delle relazioni tra attività solare e clima delle ultime migliaia di anni, evidenziata dai più validi fisici solari internazionali, per l’IPCC non esiste. Per l’IPCC esiste solo l’inquinamento atmosferico connesso alle attività antropiche degli ultimi 150 anni. Scientificamente parlando, le conclusioni dell’IPCC non sono altro che un edificio senza fondazioni.

Dal punto di vista commerciale, le conclusioni dell’IPCC, per i paesi ricchi, aprono la strada ad un neocolonialismo sfrenato e all’ulteriore degrado socio-economico ed ambientale globale delle aree povere.

Va detto chiaramente che grazie alla efficace e interessata sponsorizzazione, i risultati dell’IPCC, scientificamente banali, si sono trasformati, per legge e non per meriti scientifici, in verità scientifica.

L’applicazione del protocollo di Kyoto deve essere vista come attuazione di misure tese a ridurre l’inquinamento atmosferico e non come il modo per combattere il cambiamento climatico.
Nelle aree povere dove il cambiamento climatico avrà significativi impatti negativi e dove circa 3 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile, invece di sconvolgenti interventi neocoloniali, andrebbero attuate misure efficaci per adattare l’ambiente alle nuove condizioni climatiche che si intensificheranno nel prossimo secolo. L’Europa finora si è accodata acriticamente e passivamente alla politica neocoloniale imposta dagli sponsor dell’IPCC. L’Europa corre il rischio di applicare misure neocoloniali anche tra i suoi paesi membri in seguito ad una acritica promozione e facilitazione della produzione di biomassa che andrà a scapito delle qualificate produzioni agricole mediterranee.

Nel prossimo futuro i paesi del Mediterraneo, come accadde 1000 anni fa, saranno interessati dalla desertificazione delle zone costiere e dai più marcati cambiamenti ambientali che incideranno significativamente sull’economia e sicurezza ambientale; in tali aree vanno adottate concrete misure ambientali per la difesa delle risorse naturali, idonee a contenere i danni connessi al cambiamento climatico, e non misure tese ad avvantaggiare le attività industriali prevalentemente della parte centrosettentrionale dell’Europa che, come 1000 anni fa, sarà climaticamente favorita dalle nuove condizioni.

Vanno bene, ad esempio, gli aiuti alle industrie che producono autoveicoli per ridurre le emissioni gassose al fine di non inquinare ulteriormente (troppo) l’atmosfera; accanto a queste misure antinquinamento devono essere attuati interventi per preparare l’ambiente mediterraneo, in particolare, a sopportare per circa 100-150 anni gli effetti del riscaldamento globale naturale e ciclico.

Tra gli impatti che devono essere mitigati possiamo ricordare:

- l’erosione delle spiagge mediante restauri geoambientali attuati con ripascimenti duraturi;
- l’accumulo idrico per usi multipli (idropotabili, industriali, agricoli e antincendio);
- alimentazione artificiale delle falde per contrastare il loro sovrasfruttamento;
- il restauro e il disinquinamento fluviale;
- dissesti idrogeologici connessi alle modificazioni delle precipitazioni piovose e al riscaldamento delle aree alpine con conseguente scongelamento del permafrost.


Prof. Franco Ortolani - Ordinario di Geologia
Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio
Università degli Studi di Napoli Federico II

lunedì 22 settembre 2008

Via Montagna Spaccata: pattumiera a cielo aperto


A poche settimane dalla bella notizia dell'ultimazione dei lavori che hanno consegnato alla cittadinanza la terza corsia che si aspettava da anni occorre, ahimè, segnalare l'ennesimo caso di cattiva amministrazione di quest'importante arteria alla periferia della città.

L'ultimo tratto della strada, quello che conduce a Contrada Pisani e confina con il comune di Pozzuoli, sfociando poi, quando comincia il territorio della cittadina puteolana, in via Provinciale Pianura, versa nel più totale abbandono. Cumuli di rifiuti, cartacce, bottiglie di plastica, pneumatici lasciati qua e là alla rinfusa, cartoni, ammassi di erbacce rinsecchite lasciate da pigri e indolenti addetti alla pulizia stradale da prima dell'estate senza che nessuno passasse a rimuoverli, fanno brutta mostra di sé, segno indelebile di una decadenza che non sembra conoscere misura e confini.

Chi scrive ha più volte notato decine di automobilisti che lanciano dai finestrini ogni tipo di oggetti incuranti del fatto che via Montagna spaccata sia diventata negli ultimi mesi una cloaca a cielo aperto. Le piogge della notte hanno poi, se mai ciò fosse possibile, peggiorato la situazione. I rifiuti che se ne stavano prima ai bordi della carreggiata a causa dell’assenza di una rete fognaria sono stati sparsi dal fiume in piena per tutta la sua ampiezza tanto che gli automobilisti, responsabili quanto l'Asia di questa penosa situazione, sono costretti a ridicole gimkane per poterla percorrere. Il pericolo di un'infestazione di ratti, se non già avvenuta, è imminente. Lo spettacolo che si para dinanzi agli occhi dei passanti è raccapricciante.
Ancor più desolanti appaiono poi quei tratti di strada dove l'amministrazione comunale ha fatto scavare delle buche per installarvi dei pali della luce. Sono trascorsi tre mesi ma il cantiere non è più stato riaperto. Il nocumento che ne deriva per la sicurezza stradale è intollerabile.

Chi scrive consegnerà una copia di quest'articolo denuncia all'Assessore al decoro urbano e all'illuminazione pubblica del Comune di Napoli, Imperlino, nella speranza che egli si prodighi al più presto per un intervento decisivo e risolutorio e che attivi tutti i canali istituzionali, dall'Asia, alla municipalità fino all'Assessore per la manutenzione stradale, Nuzzolo.
L'intera strada aspetta da anni di essere ampliata con due distinte carreggiate così come il tratto che dalla rotonda Pallucci arriva in via Epomeo nel quartiere Soccavo. Le procedure di esproprio dei terreni procedono a rilento. Le lungaggini burocratiche per realizzare questo progetto, nell'agenda delle priorità del comune di Napoli da svariati anni non sono degne di un paese civile.


[Crescenzo Mele]
da 'La Municipalità' del 14.09.2008
http://www.lamunicipalita.it/

mercoledì 17 settembre 2008

Bonifica di contrada Pisani: continua senza sosta l’impegno dell’Associazione Area Flegrea

È dal marzo 2008 e cioè da quando l’area è stata dichiarata ‘Sito di interesse Nazionale’ che l’Associazione non smette mai di pungolare la pubblica amministrazione e segnatamente il Ministero dell’Ambiente che ha pubblicato il decreto istitutivo del Sin e che segue la bonifica dell’area. Incessante è l’opera di controllo e verifica che tutti i passi siano compiuti, che tutte le misure intraprese vadano nella direzione della salvaguardia dell’ambiente e della tutela del diritto alla salute della popolazione locale.

In particolare l’azione di Area Flegrea è tesa affinché le decisioni adottate difendano il benessere della collettività e non siano, invece, dettate dagli interessi di alcuni che dall’opera di bonifica mirano a trarre dei meri vantaggi economici. Encomiabile appare in tal senso la denuncia che in località Spadari, una delle quattro aree perimetrate all’interno del ‘Sito di interesse nazionale’, avvengono tuttora degli sversamenti di rifiuti di varia natura e che nella stessa stia ingrandendosi a dismisura come una metastasi assai perniciosa un campo nomadi totalmente abusivo, sorto in dispregio di ogni regola di igiene ambientale e che lede la stessa dignità umana di quanti ci vivono.

Si legge in questi giorni che il Comune di Napoli ha individuato per i rom ben dieci aree in 7 delle 10 municipalità di cui una anche all’interno della municipalità Pianura / Soccavo, nel quartiere di Soccavo. È ora che si dia immediatamente seguito a queste sagge e lungimiranti decisioni volte a mettere una volta per tutte la parola fine all’incresciosa questione degli accampamenti illegali e abusivi sorti un po’ dappertutto nel territorio cittadino.
Il campo nomadi della collina degli Spadari è incompatibile con l’inclusione della collina nel ‘Sito di interesse nazionale’ e con la bonifica che ne è la diretta conseguenza. Esso va immediatamente smantellato, gli occupanti vanno sgomberati e ospitati in strutture idonee sotto il profilo igienico, sanitario e infrastrutturale.

L’Associazione ha scattato numerose fotografie che testimoniano il degrado che circonda il campo, l’enorme quantità di rifiuti che i nomadi, da soli e fomentati dalla criminalità organizzata, hanno riversato nelle splendide campagne circondate da folti boschi e fertili vigneti, in un’area che è tutta all’interno del Parco Metropolitano delle colline di Napoli. L'Associazione ha inviato le foto al Ministero dell’Ambiente e per conoscenza all’Assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli e al Presidente del Parco, Agostino De Lorenzo.
Si è in attesa da circa 3 mesi di un appuntamento con il Presidente del Parco. L’ultimo incontro fissato, venerdì 12 settembre è saltato all’ultimo momento per improrogabili impegni di De Lorenzo.

L’Associazione attende fiduciosa che riesca a trovare 30 minuti per un sopralluogo non più differibile sulla collina degli Spadari allo scopo di far intraprendere tutte le misure necessarie al ripristino della legalità e della tutela del territorio.

[Crescenzo Mele]

lunedì 21 luglio 2008

Dove si mette l’inceneritore di Napoli?


Gli amministratori comunali proponendo la realizzazione dell’inceneritore ad Agnano hanno sicuramente scelto il sito che essi ritenevano più idoneo nel territorio di Napoli. E ora che la localizzazione è stata ritenuta improponibile per vari problemi geoambientali non potranno che proporre siti sicuramente meno idonei. È probabile, pertanto, che l’inceneritore non si potrà realizzare nell’ambito del territorio comunale perché non vi sono siti che possano ospitare l’impianto garantendo la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini.

L’articolo 8 del DL 90 del 23 maggio 2008 prevede che “Al fine di raggiungere un'adeguata capacità complessiva di smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è autorizzato alla realizzazione di un impianto di termovalorizzazione nel territorio del comune di Napoli, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili a salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente”.
Le aree “non urbanizzate” o utilizzabili nel comune di Napoli sono molto poche; escluse quelle ricadenti nelle zone vulcaniche attive; oltre a quella che è già stata presa in considerazione nell’area industriale dimessa di Napoli est si possono individuare due altre aree nella parte settentrionale del Comune tra Secondigliano, Scampia e Chiaiano lungo il confine comunale con Arzano, Mugnano e Marano.
L’area industriale dimessa è caratterizzata, come noto, da un inquinamento del suolo, sottosuolo e della falda ed è circondata da aree urbane distanti alcune centinaia di metri. A sud c’è anche la centrale elettrica. La realizzazione dell’impianto deve essere preceduta dal disinquinamento che è costoso e realizzabile in alcuni anni. Tale area, pertanto, non è immediatamente disponibile.

Nell’area nord di Napoli si trova un’area agricola tra i quartieri di Secondigliano e Scampia, adiacente al carcere e alla superstrada che collega l’Autostrada con il Lago Patria. A poche centinaia di metri si trovano aree densamente urbanizzate del Comune di Napoli e di Arzano. L’impianto, pertanto, confinerebbe con le abitazioni.

Un’altra area agricola si trova tra l’abitato di Chiaiano e Marano e confina con la Selva di Chiaiano, area verde protetta del Parco delle Colline. Anche in questo caso l’impianto si troverebbe a pochi metri dalle abitazioni e in una zona mal servita da strade interessate da traffico caotico.

Nel quartiere di San Pietro a Patierno non vi sono aree distanti dalle abitazioni e raggiungibili con strade percorribili da automezzi pesanti. È agevole prevedere fin da ora che nessuna area potrà risultare idonea per la realizzazione di un inceneritore.

Per Napoli e i napoletani, quindi, non rimane che una soluzione obbligata e realizzabile fin da ora: avviare immediatamente una seria raccolta differenziata, una politica di riduzione degli scarti in entrata, una infrastrutturazione per trattare i residui organici e i materiali riciclabili.
Occorre mettere a punto e iniziare a realizzare un progetto strategico che in due anni consenta di ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti urbani.
Il Governo nazionale può sostenere tale progetto dettando i tempi della sua realizzazione e stabilendo le verifiche. Ad esempio, entro due anni la produzione dei rifiuti deve essere ridotta almeno del 70% rispetto all’attuale produzione; altrimenti l’amministrazione comunale verrà commissariata e i cittadini saranno puniti con un incremento delle tasse; queste ultime saranno invece diminuite se l’obbiettivo viene raggiunto.
Tale patto avrebbe un importante significato in quanto richiamerebbe gli amministratori ad un controllato impegno civile nelle loro attività istituzionali, basato sul ricorso alla buona tecnica, sulla scienza, sul buon senso e sul rispetto delle leggi ordinarie, senza malsane aperture alle leggi “straordinarie” che finora hanno determinato solo danni ambientali ed economici ai cittadini campani.

Prof. Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio
Università degli Studi di Napoli Federico II

Scandalo rifiuti in Campania: i decreti legge di maggio (n. 61 dell'11 maggio 2007 e n. 90 del 23 maggio 2008) a chi servono?



Il mese di maggio sembra essere propizio per l’emanazione di decreti legge che dovrebbero risolvere lo scandalo-emergenza rifiuti in Campania. Lo scorso anno il governo Prodi emanò il DL n. 61 dell’11 maggio nel quale erano indicate le discariche che dovevano essere immediatamente realizzate per chiudere lo scandalo rifiuti: S. Arcangelo Trimonte (BN), Savignano Irpino (AV), Terzigno (NA) e Serre (SA). Nonostante il DL sia stato trasformato in legge il 7 luglio 2007, solo la discarica di Serre è stata realizzata e aperta nel mese di settembre 2007; S. Arcangelo Trimonte (BN) e Savignano Irpino (AV) sono state aperte oltre un anno dopo l’emanazione del DL n. 61 che naturalmente non è servito a risolvere lo scandalo rifiuti ma lo ha esaltato.

Il 23 maggio 2008 il governo Berlusconi ha emanato un nuovo DL, il n. 90 che prescrive (articolo 9) la realizzazione delle seguenti discariche per contribuire significativamente alla chiusura dello scandalo rifiuti: 1) Sant'Arcangelo Trimonte (BN) - località Nocecchie; 2) Savignano Irpino (AV) - località Postarza; 3) Serre (SA) - località Macchia Soprana; 4) Andretta (AV) - località Pero Spaccone (Formicoso); 5 e 6) Terzigno (NA) - località Pozzelle e località Cava Vitiello; 7) Napoli località Chiaiano (Cava del Poligono - Cupa del cane); 8) Caserta - località Torrione (Cava Mastroianni); 9) Santa Maria La Fossa (CE) - località Ferrandelle; 10) Serre (SA) - località Valle della Masseria.

Le discariche devono essere realizzate nel pieno rispetto della normativa comunitaria tecnica di settore allo scopo di consentire lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani prodotti nella regione Campania (anche rifiuti urbani non selezionati e non trattati e rifiuti pericolosi).

Le discariche 1 e 2 dell’elenco erano già individuate nel DL dell’11 maggio 2007 e sono state aperte da circa un mese, ad oltre un anno dalla prescrizione della loro attivazione. Come mai c’è voluto più di un anno per attivare le due discariche che, secondo le intenzioni del Governo Prodi, dovevano fare uscire la Campania dall’emergenza fin dallo scorso anno? La responsabilità è semplicemente del Governo Prodi che non ha dato un incarico perentorio di immediata realizzazione delle discariche, prima al Commissario di Governo Pansa che tra l’inizio di luglio e la fine di dicembre 2007 non ha nemmeno avviato le procedure di emergenza, e poi al Commissario di Governo De Gennaro che ha perso alcuni mesi prima di avviare concretamente la realizzazione degli impianti. Mentre il sito di Savignano Irpino non presenta particolari problemi geologici ed ambientali, la discarica di S. Arcangelo Trimonte è ubicata in parte in area idonea geologicamente e in gran parte in area a rischio idrogeologico per frane secondo la competente Autorità di Bacino. Per agevolare i lavori di preparazione con reali garanzia di tutela ambientale, il DL 90/08 avrebbe dovuto modificare di poche decine di metri l’ubicazione delle vasche ricadenti lungo il pendio instabile proponendo la loro realizzazione sull’adiacente altopiano argilloso geomorfologicamente stabile. Invece il DL ha riproposto irresponsabilmente le stesse aree instabili già individuate dal DL dell’11 maggio 2007 senza alcuna istruttoria tecnica e senza alcuna indagine geologica preliminare. Le due discariche dovrebbero garantire lo smaltimento dei rifiuti regionali, se non avvengono dissesti, per diversi mesi.

Il sito 3, Macchia Soprana nel Comune di Serre (SA) è già in via di chiusura per saturazione dell’impianto. L’inserimento nel DL significa che si intende ampliare la discarica esistente?
Il sito 10, località Valle della Masseria nel Comune di Serre (SA) è già stato oggetto di un tentativo di apertura di discarica lo scorso anno che fu bloccato dal Tribunale di Salerno.
I siti 3 e 10 non sono idonei geologicamente ed ambientalmente perché ubicati poco a monte della captazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua per l’irrigazione della Piana del Sele e dell’Oasi naturalistica di Persano. L’importanza strategica delle acque del Sele per l’ambiente e l’economia, nel rispetto della buona tecnica, della scienza, delle leggi ordinarie e del buon senso evidenzia palesemente che i siti non sono idonei e che è pura e demenziale follia il loro inserimento in un DL. Tutti i dati che evidenziano l’assurdità e la follia amministrativa di chi ha già realizzato due discariche sulle captazioni e ne vuole realizzare altre due sono contenuti nelle relazioni elaborate lo scorso anno dallo scrivente e consegnate alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti durante l’audizione del 26 luglio 2007.

Il sito 4, località Pero Spaccone sull’altopiano del Formicoso nel Comune di Andretta (AV) è già stato oggetto di un tentativo di realizzazione di discarica circa 10 anni fa. Si tratta di un altopiano argilloso in area altamente sismica che in seguito al terremoto del 1980 è stata interessata da evidenti deformazioni cosismiche rappresentate da fratture che interessavano il suolo e sottosuolo. Per tali caratteristiche il sito non offre garanzie di tutela ambientale e deve essere eliminato dall’elenco, come del resto prescrive anche la legge italiana.

I siti 5 e 6, località Pozzelle e località Cava Vitello nel Comune di Terzigno (NA), come è noto si trovano nel Parco Nazionale del Vesuvio e in area notoriamente caratterizzata da vulcanismo attivo tanto è vero che alcune eruzioni eccentriche del 1760 sono avvenute da bocche apertesi a breve distanza. La legge italiana vieta la realizzazione di discariche in aree di vulcanismo attivo perché le marcate deformazioni del suolo metterebbero fuori uso le impermeabilizzazioni alla base dei rifiuti determinando inquinamento ambientale. I due siti devono essere eliminati.

Il sito 7, Cava del Poligono in Cupa del cane nel Quartiere Chiaiano del Comune di Napoli è l’unico nel quale attualmente, dopo circa un mese e mezzo dall’emanazione del DL 90/08, il Commissario di Governo sta portando avanti una faticosa e deludente progettazione basata su dati conoscitivi acquisiti solo a posteriori e che, tra l’altro, evidenziano la non idoneità attuale geologica, idrogeologica, geotecnica ed ambientale dell’area. Infatti, le ricerche svolte nella Cava del Poligono hanno evidenziato: - instabilità delle pareti di cava già interessate da dissesti negli anni passati; - ammasso tufaceo delle pareti di cava caratterizzato da un notevole pericolo di frana e di crollo di enormi porzioni di roccia; - pericolo idraulico relativo al piazzale di cava che è sottoposto rispetto all’alveo di Cupa del Cane e alle zone limitrofe; - pericolo idraulico relativo all’alveo strada di accesso alla cava in quanto può essere interessato da colate detritiche catastrofiche ed improvvise in seguito ad incendi e ad eventi piovosi eccezionali come quelli del 15 settembre 2001 e del 6-7 giugno 2008; - presenza di un substrato permeabile in grado di assorbire fino a circa 1500 metri cubi di acqua nelle 24 ore; - assenza di livelli impermeabili nel sottosuolo; - presenza di una falda di importanza strategica nel sottosuolo a circa 150 metri di profondità dal piano della cava; - la cava è inserita nell’area protetta del Parco della Collina dei Camaldoli; - a circa 1000-1500 m di distanza, sottovento, si trova la più importante area ospedaliera del Mezzogiorno d’Italia; - la cava si trova inserita in un’area boscata che giunge, con continuità, a lambire l’area ospedaliera e le aree abitate; non si trova in condizioni di essere isolata rispetto alla fauna selvatica che popola la Selva di Chiaiano; - nelle aree vicine (già a poche centinaia di metri) si trovano insediamenti abitativi che sono anche sottovento; - le strade d’accesso sono assolutamente inadeguate e attraversano le aree abitate; - l’area è circondata da piantagioni rinomate di ciliegi; - i primi dati circa la sostenibilità, da parte delle strade esistenti, del nuovo carico dei mezzi pesanti in entrata e uscita si avranno alla fine di luglio 2008. Tali evidenze sottolineano che l’inserimento della cava di Chiaiano nel DL 90 del 23 maggio 2008 è stato incauto.

Il sito 8, Cava Mastroianni in località Torrione nel Comune di Caserta è adiacente ad un’area caratterizzata da cave a fossa colmate di rifiuti (es. la discarica Lo Uttaro) e di accumuli di rifiuti sulla superficie del suolo che hanno già provocato l’inquinamento del suolo, sottosuolo e delle acque di falda, come evidenziato da indagini della Magistratura. La Cava Mastroianni è una cava a fossa con il fondo costituito da rocce permeabili; l’isolamento previsto alla base dei rifiuti non può essere credibilmente garantito per un periodo superiore a 15 anni. Il riempimento della cava, in tale quadro, determinerebbe un ulteriore inquinamento della sottostante falda (a 10-15 m di profondità rispetto al fondo cava) che è ampiamente utilizzata nelle aree circostanti. Il sito non è palesemente idoneo per la realizzazione della discarica.

Il sito 9, località Ferrandelle nel Comune di Santa Maria La Fossa (CE) si trova nella parte centrale della pianura del Volturno caratterizzata da suoli fertilissimi, da una falda molto superficiale (a profondità variabile da 1 a 3 metri dal piano campagna) e da un sottosuolo costituito da sedimenti accumulatisi nelle ultime migliaia di anni, molto soffici e soggetti a rapide e consistenti deformazioni quando sono sottoposti a carichi. Tale area rappresenta un monumento ambientale per le particolari risorse naturali e produttive. La discarica già realizzata dal Commissario di Governo De Gennaro ha provocato un serio inquinamento ambientale, come evidenziato dalla magistratura. L’inserimento del sito nel DL 90/08 può significare che l’area di discarica deve essere ampliata? Il sito non è idoneo per le caratteristiche geologiche, idrogeologiche, geotecniche e ambientali e non può essere usato per la realizzazione di una discarica che garantisca il rispetto delle leggi, della salute dei cittadini e delle risorse idriche superficiali e sotterranee.

I 10 siti indicati nel DL 90 sono spuntati dal nulla; non discendono da un quadro conoscitivo di tutte le aree geologicamente ed ambientalmente idonee dell’intera Campania per la realizzazione di discariche. Benché sia stato evidenziato che nella regione vi sono decine di aree naturalmente idonee per la realizzazione di discariche e che queste devono essere valutate da esperti multidisciplinari e da personaggi credibili tecnicamente, politicamente e amministrativamente, i responsabili politici e amministrativi dello scandalo rifiuti si guardano bene dal seguire un percorso ispirato alla buona tecnica, alla scienza, al rispetto delle leggi ordinarie e del buon senso.
Il DL 90/08 sembra dettato, ancora una volta, dalla palese volontà di non chiudere definitivamente lo scandalo rimandandone la soluzione.
Le oggettive considerazioni ambientali sopra esposte evidenziano le criticità ambientale di quasi tutti i siti individuati nel DL 90/08 senza una preventiva ed adeguata indagine.
Tali palesi criticità non possono essere superate da semplici opzioni politiche; queste ultime, nell’attuale quadro di non credibilità tecnica, amministrativa e politica possono determinare solo scontri sociali e non possono determinare una onorevole, sia pur tardiva, chiusura dello scandalo rifiuti.
Dal momento che quattro discariche sono già attivate e in via di chiusura, perché poi non sono già iniziati i lavori in tutti gli altri siti (ammesso che siano ambientalmente idonei)?
È semplice prevedere che fra alcuni mesi si satureranno le discariche di S. Arcangelo Trimonte e di Savignano Irpino e la Campania si troverà in una nuova ciclica emergenza ambientale.
I decreti legge di maggio, allora, non servono ai cittadini campani; non servono a chiudere definitivamente lo scandalo rifiuti.
Sembra che siano funzionali a tenere ancora in vita lo stato di emergenza ambientale. È una anomalia intollerabile che i decreti emanati di maggio non siano supportati da una preventiva indagine tesa a verificare la realizzabilità tecnica, economica e ambientale degli interventi.
Prof. Franco Ortolani Ordinario di Geologia
Direttore Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio
Università degli Studi di Napoli Federico II

mercoledì 25 giugno 2008

Segnalazione al Ministero di sversamenti abusivi nel sito di interesse

Al Ministero dell’ Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare
Direzione Generale per la qualità della vita

Oggetto: Procedimento per gli interventi di bonifica d’interesse nazionale relativo al sito di Pianura - Conferenza Servizi istruttoria del 5 giugno 2008

Facciamo seguito al nostro fax del 6 giugno 2008 per rimetterVi in allegato un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno di Napoli dal quale si evince che nel sito di interesse nazionale, così come stabilito dal Decreto ministeriale, si starebbero sversando rifiuti di ogni genere. Infatti abbiamo effettuato di recente un sopralluogo alla discarica abusiva della cava ex Italcementi sulla collina degli Spadari.

Ci siamo inoltrati in macchina lungo un sentiero adiacente via Spadari (la strada che inizia nei pressi del bar Etoile e che conduce, lungo tutta la collina, alla contrada Romano e da li a Marano di Napoli). A proposito di via Spadari è da notare che essa è stata asfaltata solo 3 anni fa (prima era solamente sterrata) e ciò perchè la strada di collegamento tra Pianura e Marano, via provinciale Marano Pianura, era franata in alcuni punti e i lavori di risistemazione duravano ormai da anni. Renderla percorribile alle auto ha da un lato spezzato l'isolamento della contrada Romano (un borgo di case di ex coloni, risalenti agli anni 60, sorto su un nucleo di abitazioni piuì datate, disposte intorno ad una chiesa) dal quartiere di Pianura e dall'altro ha reso più agevole scaricare abusivamente ogni genere di materiale lungo tutto il percorso.

La vera e propria discarica, comunque, è quella al di sotto della suddetta arteria, non visibile dall'alto e per ciò stesso ancora più pericolosa perché nascosta dalla macchia boschiva.Si tratta di un'immensa area alla quale si accede mediante una strada sterrata, percorribile con un' auto normale fino a un certo punto e poi visitabile agevolmente a piedi. L' accesso è immediatamente al lato destro di un' insegna posta su di un cancello che preannuncia l'imminente apertura di un' officina di elettrauto. E' un'area che fino a qualche anno fa era occupata da un centro di demolizioni auto e da un deposito giudiziario delle stesse che l'aveva presa in locazione dai proprietari, la famiglia Di Francia, titolare dell'ex Di.fra.bi. Essa l'acquistò diversi anni fa dall' Italcementi che nel secondo dopoguerra la comprò a sua volta da alcuni baroni di Napoli dando una buonuscita ai coloni che la coltivavano.

L'Italcementi (azienda tuttora leader nella produzione di calcestruzzo) ne ricavò una cava per l'estrazione di pozzolana, materiale di cui questo versante del cratere di Pisani, è ricco; abbatté dei caseggiati rurali, la cosiddetta masseria Sant'Antonio, per tema che i coloni vi rimanessero ad abitare e potessero vantare altre spettanze. Attualmente ciò che si è presentato ai nostri occhi è uno scenario da film dell' orrore. Nei primi cento metri alcuni mucchi di detriti ( quanto alla natura dei rifiuti ho notato solo, si fa per dire, 3 o 4 tubi di piccola misura di amianto, poi per il resto non ci pare che siano stati scaricate sostanze tossiche e nocive) fanno bella mostra di sé, degno preludio allo spettacolo che ci si è parato poco dopo davanti. Una vera e propria bidonville, un campo nomadi con tanto di vespasiano attrezzato all'ingresso e almeno 20 baracche in cui dormiranno come minimo un centinaio di persone. All'ora in cui ci siamo recati (mezzogiorno) non c'era quasi nessuno ma di notte siamo sicuri che la cifra degli abitanti di questa macabra città fantasma è proprio quella che abbiamo riferito. Questa baraccopoli dei disperati è andata ingrandendosi dopo che circa due anni fa un secondo insediamento di rom circa fu smantellato dai proprietari di un fondo più a valle confinante direttamente con via Comunale Pisani. L' allontanamento dei nomadi è stato possibile grazie alla forza della "persuasione" dei nuovi proprietari, dei privati di Marano di Napoli, che hanno acquistato l'area di recente con le intenzioni pare di costruirvi un agriturismo. I privati sono riusciti in quello che non hanno potuto le istituzioni. Occorre infatti segnalare che 4 anni fa i cittadini della zona ci hanno portato la sindaca Rosa Russo Jervolino denunciando la gravità della situazione e sollecitando un rapido intervento risolutivo da parte del Comune.Subito dopo il campo rom abusivo ecco che la grande distesa pianeggiante, circondata da una lussureggiante e fitta vegetazione, è a più tratti ricoperta di cumuli di rifiuti di ogni genere: carcasse di televisori, monitor di personal computer, elettrodomestici vari in disuso, pezzi di mobilio. A destra del sentiero che si interrompe là dove le ruspe della industria bergamasca si fermarono e dove ricomincia la collina coltivata con splendidi vigneti, s'intravede un' enorme distesa di stracci e vestiti, resti di giocattoli e carrozzine, scatole di alluminio e bottiglie di plastica pressate. A sinistra, fino a lambire la selva che scende a valle, centinaia di pneumatici. E' da segnalare che, da fonti della popolazione locale, riferiteci proprio oggi, un uomo di etnia rom è stato arrestato in flagrante proprio la settimana scorsa mentre dava fuoco alle cataste di copertoni dopo che alcuni cittadini avevano chiesto alle forze di polizia di recarsi sul posto, allarmati dallo svilupparsi di un incendio. È evidente che i nomadi, pagati da criminali senza scrupoli che hanno trasformato lo smaltimento dei rifiuti ingombranti in un gigantesco business, hanno ridotto quest' area da loro stessi presidiata con le loro abitazioni di fortuna, in un' immane cloaca a cielo aperto, invisibile, silenziosa, aberrante.

Anche se tale situazione è già a Voi nota, in quanto esplicitata nel Piano di caratterizzazione, forse la situazione si è andata notevolmente aggravando, per cui abbiamo ritenuto opportuno darvene adeguata informazione.

In attesa di nuovi incontri, porgiamo distinti saluti.

Il Presidente
Mario Rosario Gleijeses

Pozzuoli, giugno 2008

venerdì 20 giugno 2008

Forum Regionale 12 giugno 2008


L’introduzione è di Guido Viale, il principale collaboratore dell’assessore regionale all’ambiente Walter Ganapini.
La soluzione veramente efficace all’emergenza rifiuti in Campania è la raccolta differenziata. Abbiamo a tale scopo esaminato alcuni piani comunali, 41 in totale, dei comuni di maggiori dimensioni. Se riusciamo a partire su territori grandi abbiamo una maggior resa a livello regionale. Questi 41 comuni includono una popolazione di 2 milioni e 300 mila abitanti, poco meno della metà della popolazione campana. Su 9 di questi piani abbiamo espresso valutazioni negative. I restanti 32 sono stati giudicati positivamente o suscettibili di modifiche di non rilevante entità.
Fino alla stesura finale di un piano regionale abbiamo scelto, per venire incontro alle loro specifiche richieste di non fare i nomi di questi comuni. Molto presto li faremo. Abbiamo scelto di far partire prima i comuni più grandi. Il problema più grosso di Napoli È la logistica della raccolta.
Viale loda la preparazione che le associazioni invitate al Forum sulla raccolta differenziata e la contrappone alla misconoscenza che talvolta hanno dimostrato gli enti locali nella redazione dei piani comunali Si è deciso per tale ragione di istituire un seminario di formazione per gli amministratori comunali.
Interviene poi il sindaco di Portici, Cuomo, che precisa che parlerà come segretario regionale dell’ANCI e non come sindaco. Uomo riferisce che l’ANCI è per il commissariamento dei comuni che non hanno presentato entro l’11 marzo 2008 il piano per la raccolta differenziata, ma si chiede anche con quale metodo esso avverà. Quando parliamo di raccolta differenziata Cuomo vede scomparire sempre la parola umido che è la parte più importante. Attualmente, riferisce il segretario regionale, alcuni comuni smaltiscono l’umido a 200 euro a tonnellata, quasi il doppio del rifiuto tal quale. Questo rischia di mandare in dissesto le finanze del comune. Egli si chiede poi cosa faccia il Conai per gli imballaggi. La regione deve mettere a disposizione dei comuni un sito di compostaggio che in Campania non esiste ancora. Le intenzioni dei comuni sono di uscire al più presto dall’emergenza rifiuti ma se si comincia a dire che i comuni sono gli unici colpevoli di questa situazione essi ritireranno la loro partecipazione dal forum.

Paola Nugnes, del coordinamento flegreo evidenzia il conflitto d'interessi insito nella volontà dell’Asia di partecipare sia alla gestione dell’inceneritore di Acerra che al progetto della raccolta differenziata. Credo che questo sia un nodo fondamentale. Fin quando l’Asia sarà coinvolta nella gestione dell’inceneritore non avrà alcun interesse a spingere in direzione della raccolta differenziata che riduce i rifiuti mentre l’inceneritore necessita per sua stessa natura di ingenti quantità di immondizia.

Giuseppe Borrelli di Torre del Greco afferma che nella sua città hanno già ottenuto dei buoni risultati. Si è partiti il 1 giugno e in 10 giorni si è arrivati già al 10%. Il che evidenzia che la popolazione è pronta. La raccolta porta a porta, egli evidenzia, sta andando a gonfie vele. Egli infine ribadisce che i rifiuti non devono venire da fuori, regione. Ci sono regioni che hanno individuato la Campania come pattumiera.
L’assessore all’ambiente della provincia di Caserta mette in luce i problemi che i consorzi di bacino stanno causando all’indomani dell’emanazione del decreto Berlusconi: non hanno gasolio, non hanno lavoratori, stanno facendo ostruzionismo.
Il sindacalista Tommaso Avoletta afferma che il forum ha il compito di sensibilizzare, di portare all’esterno le decisioni della regione fermo restando il confronto. Si è parlato di probleni con i consorzi. Si chiede all’associazioni di volontariato di fare la raccolta diversa, ma ci sono 30000 lavoratori che non sono messi nella condizione di poter lavorare. Egli chiede che si diano dei segnali forti. Non il comissariamento. Avoletta non vuole colpevolizzare i comuni ma pensa alle province alla regione che ne sono a capo.
Viale commenta poi l’ultima novità del governo di Berlusconi, l’idea di mobilitare 1000 volontari, angeli della spazzatura per distribuire i bidoni. Si tratta di un progetto che non risolve il problema della raccolta differenziata. Ma chi viene a prenderli? È sempre una questione di logistica.

Il Sindaco di Caivano Papaccioli afferma che ognuno deve dare il proprio contributo. Caivano ha un impianto di compostaggio attualmente occupato dalla FOS, la frazione organica stabilizzata (la frazione umida separate dal secco e resa inerta e inodore) che è l’unico impianto di compost in Campania. Il comune differnzia il 15% dei rifiuti e se si consentisse di partire con il multimateriale si potrebbe arrivare al 40%-

Un partecipante parla in rappresentanza dei CDR e afferma che lo sciopero proclamato nel Dr è stato sospeso. Nei CDR lavorano 550 persone che dal 2002 hanno consentito sulla loro pelle che l’emergenza non arrivasse a livelli di crollo. Togliere i cdr significa bruciare i rifiuti tal quale. I cdr in questi anni hanno lavorato per il doppio della loro capacità con problemi per la manutenzione

Un cittadino di San Giorgio a Cremano dice per quanto riguarda il suo territorio esso ha espresso la più ampia disponibilità. È però da constatare che dopo 4 mesi non si ha ancora accesso ai documenti. Mancano I contenitori nei condomini anche se richiesti e c’è anche stato un aumento della Tarsu. In tutto questo manca sempre la parola bonifica. E non si parla mai di trattamento meccanico biologico.

Il sindaco di Portici sottolinea che si è concordato con l’assessore all’ambiente Di Fiore di fare un sito di compostaggio ad Ercolano.

Angelo Di Crispo di Terzigno manifesta la sua contrarietà alla previsione nel decreto Berlusconi di collocare due discariche nel parco nazionale del Vesuvio dove dal dopoguerra in poi sono state ospitate per un lunghissimo periodo altri sversatoi. Si è in una zona sismica. Con quail criteri, egli conclude, sono state adottate queste scelte?

Alcuni evidenziano nuovamente che la raccolta differenziata contrasta con gli interessi delle imprese che gestiscono gli inceneritori e propongono di costituire varie cooperative che si interesseranno di conferire I materiali raccolti alle imprese che si occupano del loro recupero.
Viale risponde che questa questione sarà affrontata nel prossimo incontro. Allo stato attuale delle cose non esiste la possibilità di conferire i rifiuti differenziati alle imprese che si occupani del riciclaggio in quanto I rifiuti sono di proprietà dei comuni così come previsto dalla legge che ha istituito la cosiddetta “ privativa”.

Massimo Di Dato della Rete Campana Salute Ambiente asserisce che la questione dei siti di compostaggio deve essere approfondita. Dei 10 siti di compostaggio previsti, quanti ne verranno realizzati? Eì stata bandita una gara di appalto?
La questione del decreto è importante, Il forum dovrebbe, a suo avviso, presentare una richiesta di incostituzionalita’, conclude Di Dato.

Viale risponde che sono pervenuti oltre ai piani anche richieste di impianti di compostaggio. Egli non crede che la risposta sugli impianti si possa avere a breve tenendo conto che occorrono 6 mesi per realizzarli.

L’assessore all’ambiente Di Fiore evidenzia che occorre segnalare qualche inversione di tendenza. Fino a sei mesi fa non esistevano interlocutori. Il problema è l’ informazione, I cittadini non vanno solo sensibilizzati ma informati. Per S.Giorgio a Cremano non sa se si faccia la raccolta differenziata. È stato predisposto un sistema informativo dove vanno inseriti i dati dei materiali portati a recupero (SIR). Qualunque finanziamento sarebbe passato dal SIR Tutti i bidoni che si dovevano consegnare sono stati consegnati. Per quanto riguarda il decreto governativo l’assessore riferisce che ci si trova di fronte alla sovversione della legalità e a un problema di costituzionalità. Ultima questione: gli impianti di compostaggio. Il comune di Ercolano non ha formalizzato la richiesta di ospitarne uno, non ha indicato il luogo. Ci sono 18 comuni che hanno manifestato una richiesta che include un sito specifico. I loro nomi sono pubblicati sul sito della regione.

Doriana Sarli del Coordinamento Flegreo pensa che sia assurdo fare la raccolta porta a porta a macchia di leopardo, non ha un senso logico. La regione dovrebbe dire io non finanzio se non sottostai a delle regole ma il controllo deve essere soprattutto preventivo e non successivo.
È giusto, continuna Sarli, come ha affermato il sindaco di Caivano che siano ridisciplinati i reati ambientali che attualmente prevedono solo sanzioni pecuniarie e non pene detentive.
Gli impianti Cdr potrebbero essere trasfomati in impianti di trattamento meccanico biologico.
Il suo coordinamento ha promosso una marcia che si terrà sabato 21 giugno e che partirà da Acerra per arrivare a Napoli.
Il sindaco di Molinara fornisce dei cenni sull’ impianto di Molinara in provincia di Benevento. È stato concepito per una popolazione di 30 mila. È attivo dal settembre 2006, potrà essere utile non per trattare l’umido della regione ma per dimostrare che anche in Campania si può realizzare un sito come nei paesi civili.
Ornella Capezzuto del WWF Campania sottolinea la necessità che ci si mantenga nell’ambito della concretezza Dare al forum la possibilita’ di confrontarsi con ciò che fa il governo. Capire come il piano che Ganapini ci presenterà avrà sbocco. Il forum deve proporre azioni ma principalmente deve avere una funzione di controllo.
Il forum dovrebbe proporre ordinanze: istituire le isole ecologiche, sospendere il consumo dei materiali usa e getta e la vendita delle bottiglie in PET. Fortini, presidente Asia, ha proposto la sospensione per 1 anno della vendita delle bottiglie di plastica. Occorre fermare la produzione delle ecoballe, su cui è centrata la questione degli inceneritori. Infine, a suo avviso, il Forum dovrebbe avere un cronogramma.

Gli interventi si sono distinti per la completezza e ricchezza degli argomenti discussi molti dei quail saranno approfonditi nel prossimo appruntamento che si terrà ancora una volta in via Santa Lucia, nella sede della giunta regionale, tra 15 giorni.

[Crescenzo Mele]

lunedì 16 giugno 2008

Commento del Prof. Franco Ortolani a Doriana Sarli del Coordinamento civico flegreo sull'apertura del sito di Chiaiano


Cara Doriana

nella relazione da me elaborata il 28 aprile nella quale commento il progetto definitivo elaborato dal Commissario di Governo De Gennaro, il commento mi è stato sollecitato per via telefonica dal sindaco di Napoli, ho evidenziato errori imperdonabili e ben documentati.

Con questo progetto il Commissario di Governo ha convinto il Sindaco e la giunta comunale e il presidente della Regione Bassolino circa la fattibilità della discarica nella cava di Chiaiano.

Gli errori continuano come emerso nell'incontro avuto martedi scorso presso ilCommissariato di Governo.

Nella mia relazione del 28 aprile 2008 ho già evidenziato l'inadeguatezza del Progetto Definitivo del Commissario di Governo che non prende nemmeno in considerazione il pericolo di crollo di prismi di tufo dalle pareti della cava.

Gli approfondimenti eseguiti autonomamente hanno consentito di avvalorare questo pericolo in quanto nel 1999 si è verificato un grande crollo improvviso di circa 6000 metri cubi di tufo da una parete di una cava vicina a quella del Poligono avente caratteristiche del tutto analoghe, come si evince dalle foto allegate.

I tecnici consulenti del Commissario di Governo continuano a non capire il rischio reale, come è stato loro spiegato.

Al fine di fare chiarezza e basandoci sulla massima trasparenza allego due figure che illustrano l'attuale assetto strutturale delle pareti della cava del Poligono dove il tufo è interessato da decine di discontinuità tettoniche che predispongono al crollo l'ammasso tufaceo. La pubblicazione delle figure consentirebbe a tutti i cittadini di comprendere la reale situazione circa l'instabilità delle pareti della cava.






I dati oggettivi ed agevolmente riscontrabili evidenziano che il pericolo di crollo è molto serio e deve essere valutato come eventualmente risolverlo tecnicamente ed economicamente e in quali tempi.

Si sottolinea che questo dell'instabilità è uno dei tanti problemi (presenza di una importante falda idrica di importanza strategica, area molto urbanizzata e nei pressi della città ospedaliera, viabilità non idonea ecc.) che rendono non idoneo il sito.

La falda è stata rinvenuta alla profondità prevista nella mia relazione e nel sottosuolo vi sono tutte rocce permeabili che lasciano transitare l'acqua rapidamente verso la falda.

La prova di questa notevole permeabilità è stata fornita dalle piogge del 6 e 7 giugno durante le quali sulla cava sono caduti circa 100 mm di acqua, rispetto agli 800 mm circa che precipitano in un anno intero. La base della cava ha assorbito tutta l'acqua che vi si è accumulata; in poche ore l'acqua ha raggiunto la falda che si trova a circa 150 m di profondità.

Si deve sempre fare ricordare che compito e dovere degli uomini è anche quello di lasciare un ambiente fruibile per le generazioni future; la tutela e difesa delle risorse naturali e ambientali di importanza strategica deve essere perseguita con scienza, tecnica, buon senso e rispetto di tutte le leggi fatte dall’uomo e soprattutto delle leggi della natura.

Tutti gli interventi eseguiti dall’uomo devono rispettare, inderogabilmente, la Costituzione della repubblica italiana, ed in particolare l'Art. 32. 'La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti'.

Tutti gli interventi eseguiti nella Regione Campania devono rispettare lo Statuto della Regione Campania che deve garantire la tutela dell’ambiente, la tutela del territorio e la valorizzazione della sua vocazione, la tutela delle risorse naturali e la valorizzazione del patrimonio rurale nel rispetto della Costituzione, dei principi comunitari e dell’ordinamento internazionale, l’affermazione del principio della difesa e del rispetto della vita delle piante? Si deve sempre tenere presente che tutti gli interventi riguardanti lo smaltimento dei rifiuti, ai sensi del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 38 del 15 febbraio 1997 - Supplemento Ordinario n. 33 art. 5 (Smaltimento dei rifiuti) ‘Lo smaltimento dei rifiuti deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti’.

Il fatto che una legge preveda che vi possano esser solo due metri di terreno tra il fondo della discarica e la sottostante falda non vuol dire che i punti sopra elencati possano essere disattesi. Non possono essere disattesi nemmeno in situazioni di finta emergenza come lo scandalo rifiuti.

Se non si dimostra scientificamente che una discarica non può danneggiare l’ambiente e le risorse idriche strategiche, la discarica non può essere realizzata. Se vi è un solo dubbio che la discarica possa essere realizzata con la massima e verificabile sicurezza, la discarica non si può fare.

Circa la discarica di Chiaiano si può affermare, alla luce delle discussioni fatte nell'ultima riunione presso la sede del Commissariato, che i tecnici del Commissario non sono in grado di fornire serie assicurazioni e credibili garanzie che la discarica possa essere realizzata con la massima sicurezza ambientale.

Chi continua ad affermare che la lava incontrata nel sottosuolo rappresenta un livello impermeabile mente spudoratamente sapendo di mentire.

Non Le sfugge che l'emanazione del DL equivale ad una azione di un chirurgo che in sala operatoria si mette a fare interventi chirurgici senza avere eseguito prima le necessarie analisi sui pazienti.

Cordiali saluti
Franco Ortolani

Elenco dei materiali sversati nella discarica DI.FRA.BI. di Contrada Pisani , come risultano dai dati ufficiali della Provincia di Napoli

allegati:

01_elenco materiali
02_elenco materiali
03_elenco materiali
04_elenco materiali

Istanza al Sindaco Giacobbe per il Piano di emergenza rifiuti


leggi l'istanza

domenica 15 giugno 2008

Purtroppo avevamo ragione...


Il Corriere del Mezzogiorno di oggi anticipa qualche risultato delle perizie fatte dal consulente del PM relativamente ai tumori legati alla discarica deiPisani.

Purtroppo avevamo ragione, anche se c'è chi ancora innesca smentite econtraddizioni: leggete gli allegati.

13.06.2008 Corriere del Mezzogiorno/Napoli
Uno sversatoio abusivo dentro la disacrica chiusa


13.06.2008 Corriere del Mezzogiorno/Napoli
Tumori a Pianura conferme dal consulente del PM


13.06.2008 Cronache di Napoli
'Ma gli esperti chiariscono: la sapzzatura non uccide'


[Crescenzo Mele]

domenica 8 giugno 2008

Forse siamo sulla strada giusta. Tu che ne dici? Quinta puntata


Resoconto della riunione tenutasi il 5.06.2008 presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare circa gli interventi di bonifica d’interesse nazionale relativi al sito di Pianura

Ha iniziato la discussione la Dott.ssa Vito, direttore tecnico dell'ARPAC, la quale ha esposto, per sommi capi, il Piano di caratterizzazione dei siti interessati che sono:

- area denominata "Caselle Pisani";
- area denominata "ex DI.FRA.BI";
- area denominata "Discarica comunale";
- area della discarica "ex CITET";
- area denominata "Località Spadari".

In linea di massima si faranno prima una serie di indagini indirette (stratigrafia termica, misure magnetometriche e tomografia elettrica) su aree anche adiacenti ai siti interessati che consentiranno di verificare l'esistenza o meno di altre zone a rischio e di stabilire l'eventuale necessità di ulteriori indagini dirette, modificative o integrative di quelle stabilite nel Piano di caratterizzazione illustrato.

Senza entrare nel dettaglio del Piano di caratterizzazione - da considerarsi a detta degli interlocutori - una maglia non rigida, ma potenzialmente ampliabile in caso di nuove situazioni, allo stato, non prevedibili.
Per la Discarica DI.FRA.BI, posta sotto sequestro dalla Procura, oltre alle indagini riportate nel Piano, sono stati stanziati ulteriori fondi per consentire maggiori indagini che i Consulenti tecnici nominati dalla Procura dovessero stabilire.

Il Direttore del Ministero, esauditi i preliminari inerenti il piano, ha precisato che:

- entro la fine dell'anno saranno completati tutte le indagini sui siti interessati;
- man mano che si avranno i dati si faranno degli incontri con i convenuti per l'esposizione delle indagini e per i provvedimenti consequenziali;
- che l'impegno finanziario per tutte le indagini ammonta a circa 3 milioni di euro.

Successivamente si dovrà fare una gara di appalto europea per stabilire la ditta che dovrà effettuare i lavori di bonifica e l'impegno economico relativo, al termine dei quali si dovrà provvedere, di concerto con il Ministero i Comuni interessati (Napoli e Pozzuoli) e con l'Ente Parco dei Campi Flegrei alla riqualificazione dell'intera Area.

Sulle osservazioni all'iter con cui si è proceduto alla Conferenza di Servizi del 5.06.2008, dalla convocazione fino alla conclusione dell'incontro, vi rimando al testo inviato al Ministero, redatto di concerto con l'Ente Parco.

Una considerazione finale: bisogna continuare a seguire e a partecipare con impegno e costanza alle evoluzioni della questione, perché questo è il momento in cui bisogna assicurarsi che tutti gli interventi siano fatti con dovizia tecnica e garanzia di sicurezza per non vanificare tutti gli sforzi che si stanno facendo per chiudere definitivamente questa annosa vicenda.

Chi ha qualche proposta concreta o qualche suggerimento si faccia avanti.
Penso che ne valga la pena per noi e per le generazioni future.

allegati:

[Mario Rosario Gleijeses]

Osservazioni al piano di caratterizzazione ed alle procedure con le quali è stato illustrato


Prima di pubblicare sul blog il resoconto della riunione tenutasi presso il Ministero dell'Ambiente, ho dovuto predisporre, di concerto con l'Ente Parco dei Campi Flegrei, la nota allegata che sintetizza le osservazioni al piano di caratterizzazione ed alle procedure con le quali tale piano è stato illustrato.

Inoltre ho sottolineato le rimostranze, nostre e dell'Ente Parco, in modo energico per non aver convocato il Prof. Franco Ortolani che, come è noto, fa parte della nostra Associazione, in qualità di esperto, e del Comitato Tecnico Scientifico dell'Ente.

Sul punto il Direttore Mascazzini, nel comunicarci che si è trattato di mera dimenticanza (!!!!) ci ha assicurato che in futuro saranno convocati sia il Prof. Franco Ortolani che il Prof. De Vivo.

Tanto premesso vi aggiornerò, attraverso il blog, sull'esito della riunione, allegando anche:
decreto 11.04.2008: "Nuova perimetrazione del sito di bonifica di interesse nazionale in località Pianura";
documento che riporta alcuni dati sugli scarichi di materiale inquinante sversato nella discarica DI.FRA.BI, previa autorizzazzione della Regione Campania.

[Mario Rosario Gleijeses]

Mafia gialla


Traffico di rifiuti. Sigarette contraffatte. Prostituzione. Riciclaggio. Sono i business criminali dei clan cinesi. Che usano l'Italia come avamposto delle loro attività illecite nei mercati europei. E si muovono con la ferocia e la spregiudicatezza di mafia e camorra.

Un carico di cd e dvd pirata distrutto in Cina; in Italia è noto l'accordo fra triadi e camorra per dividersi i profitti della contraffazione. I più cattivi e i boss senza scrupoli vengono tutti da Wenzhou. Una città da un milione di anime affacciata sul mar Giallo, dedita da sempre al commercio aggressivo e ai traffici più o meno leciti. I buoni, o meglio gli schiavi, arrivano da Wuyun e Xianju. Paesoni vicini dell'entroterra, zone di campagna da cui le Triadi e altre organizzazioni criminali arruolano manodopera da spedire in Occidente.

Una specie di supermarket umano da cui prelevare contadini che, sperando in una vita decente a Milano, Firenze e Roma, si tramutano alla fine del viaggio negli operai al nero delle migliaia di fabbrichette illegali disseminate nelle nostre periferie. Senza contare gli irregolari: la comunità cinese in Italia sfiora ormai quota 150 mila. E la maggioranza viene proprio da Wenzhou, prefettura dello Zehjiang. Dal 2000 gli ingressi sono quasi raddoppiati: non è un caso che gli investigatori abbiano iniziato a interessarsi, investendo uomini e mezzi, delle complicate dinamiche di una comunità ad alto rischio di infiltrazioni malavitose.

Cosche con enormi interessi nel settore economico e finanziario del nostro Paese, considerato uno degli avamposti perfetti per la conquista dei ricchi mercati occidentali: per loro l'Italia è la nazione della corruzione, con sistema giudiziario che commina punizioni non proporzionate alle colpe commesse. "Testa di tigre e coda di serpente", ironizzano. I clan asiatici sono talmente potenti da essere diventati la quinta mafia, come si legge nei dossier inediti della Dia e dello Scico, il reparto specializzato contro il crimine organizzato della Guardia di finanza. Un dragone (questo il simbolo delle Triadi) che sta allargando il campo d'azione e allungando gli artigli su business un tempo esclusivo appannaggio di Cosa nostra e camorra: dalle estorsioni e lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina i cinesi sono passati al riciclaggio di denaro sporco e al business immobiliare, alla contraffazione di sigarette, al traffico di rifiuti tossici, alle bische fino alla prostituzione e ai reati finanziari. Per un giro d'affari che vale ormai miliardi di euro l'anno.

SIGARETTE AL MONOSSIDO
I finanzieri di Napoli l'hanno capito solo leggendo la bolla. Il comandante che ha visto i documenti ha fatto una smorfia e ha chiesto di aprire il carico. Le scarpe erano destinate a una ditta di abbigliamento di Grumo Nevano, in provincia di Napoli. Un'azienda, però, in liquidazione. Se il destinatario non fosse stato così anomalo, le 40 mila stecche di Marlboro e Marlboro light, otto milioni di sigarette in tutto, sarebbero finite sugli scaffali di tabaccai e bar di mezz'Italia.

Prodotti completamente falsi, dal filtro alla cartina, passando per il tabacco e la colla. Tutto made in China, tutto (probabilmente) assai nocivo. A prima vista le sigarette cinesi sono perfette: marchio Philip Morris, cellophane d'ordinanza, scritte in italiano, 'nuoce gravemente alla salute', bollo dei Monopoli. Peccato che di tabacco Virginia, Oriental o Burley non ce ne sia nemmeno un milligrammo. L'operazione della Gdf napoletana di inizio maggio è solo l'ultima contro una truffa di dimensioni colossali, che rende ai criminali cinesi, spesso in accordo con le mafie italiane, centinaia di milioni di euro.

Ormai circa il 65 per cento delle sigarette di contrabbando (dati Olaf) sono false. Oltre la metà, secondo l'Organizzazione mondiale delle dogane, sono prodotte nel colosso asiatico. In Italia arrivano via mare: negli ultimi tre anni sono state scovate 469 tonnellate di bionde irregolari, oltre a 60 tonnellate di tabacchi contraffatti bloccati nei porti di Gioia Tauro e Taranto. Nascosti dietro carichi di copertura di ogni tipo, da sedie a camicette, in Sicilia negli ultimi sei mesi sono arrivati 20 milioni di sigarette cinesi. Lo scorso novembre polizia e Scico hanno scovato nel porto di Ancona, uno degli snodi principali dell'affare, altre 40 tonnellate, due milioni di pacchetti con "percentuali elevatissime di catrame, nicotina e monossido".

[Angela Camuso e Emiliano Fittipaldi]
fonte 'L'espresso' del 05.06.2008