domenica 24 febbraio 2008

Bonifica di una discarica (1° parte)




Gli sviluppi degli ultimi giorni, elevano la priorità all'obiettivo "Bonifica". La presentazione è di qualche anno fa, ma credo ancora attuale. Per quanto tecnica, rende bene l'idea, anche ai non addetti ai lavori, di come si deve procedere per effettuare un intervento di bonifica su terreni contaminati. Buona lettura.
[E.C.]

Bonifica di una discarica (2° parte)





Qualcosa da Ognuno


Quanto fa bene partecipare... è una preziosa regola che si impara dalla vita, partecipare agli incontri, riunioni, assemblee spontanee di questi giorni ne è stato l’ulteriore esempio... In quei momenti di questi incontri mi guardavo intorno, a turno conversando con l’uno o con l’altro, pensavo che ognuno ha la sua soluzione da proporti, il suo modo di guardare la vita, di stare in gruppo, di darti o di carpirti, e questa è una grande ricchezza, che da tanta forza.. ti spinge e ti dà la soluzione per raggiungere la meta comune... Emerge una grande potenzialità... e ti fa dire: dai... si può fare... Partecipa anche Tu.


[G.P.]

sabato 23 febbraio 2008

L’intervento dell’assessore al turismo e ai grandi eventi del comune di Napoli, Valeria Valente


L’intervento dell’assessore al turismo e ai grandi eventi del comune di Napoli, Valeria Valente pubblicato ieri sul giornale 'la Repubblica' contiene degli spunti a mio avviso assai interessanti e degni di nota. Esso è senza dubbio foriero di quello che spero diventi un dibattito serio, un confronto pacifico tra diverse e per certi aspetti opposte vedute ed esigenze.
L’assessore rivendica con un coraggio morale che occorre riconoscerle e che le fa onore la scelta di privilegiare la pulizia di quelle aree interessate dai grandi flussi del turismo a discapito delle periferie della città che da questi percorsi sono esclusi. E ciò per rilanciare l’economia cittadina che non potendosi piu’ basare sull’industria, specie dopo la dismissione del più grande impianto industriale cittadino, l’Ilva di Bagnoli, e disponendo di un patrimonio artistico, monumentale e museale tra i piu’ pregevoli del nostro paese, deve puntare sul turismo dato che esso è capace di ingenerare un indotto notevole che poi puo’ essere ridistribuito a tutti i napoletani, anche quelli che vivono nelle periferie cittadine.
Questo assunto però mi sembra solo in parte condivisibile e invece assai largamente censurabile.

Esso è figlio di quella cultura miope, provinciale, direi a tratti paesana che è tutta ascrivibile alla peggiore tradizione del pensiero prevalente della classe dirigente napoletana e piu’ in generale campana. Il centro della città diventa assimilato ad una vetrina, un luogo di esposizione e non di produzione di idee, dove mettere in bella mostra le opere di artisti e intellettuali a cui come accadeva nella Firenze rinascimentale dei Medici viene affidato dal committente politico lo specifico compito di incensare i pubblici poteri, di illuminare l’oligarchia partitica. Non è un caso che gli artisti preferiti siano Kosuth e Pistoletto con i loro neon, Tatafiore con i suoi persorsi di luce. Essa così facendo coltiva il sogno effimero ed illusorio di rendersi eterna e di perpetuare la propria progenie. Ma se nel capoluogo toscano del XV e XVI secolo operavano, grazie alla lungimiranza dei fratelli Lorenzo e Cosimo artisti del calibro di Michelangelo Buonarroti, Giorgio Vasari, il Bramante e il Donatello, a Napoli ci dobbiamo accontentare della spirale di Richard Serra a piazza del Plebiscito che qualche scugnizzo partenopeo con la saggezza popolare che da sempre appartengono al nostro popolo trasformò qualche anno fa in un gigantesco vespasiano.
Il decoro e la dignità di un intero popolo dunque affidato ad una Piazza che il monarca e i suoi cortigiani, come in una Versailles di no'antri, trasformano in un assurdo, surreale non luogo per la propria celebrazione e conservazione. Nella migliore delle ipotesi ci si può spostare di qualche metro fino a Piazza dei Martiri nei cui pressi c’è sempre Marinella che non è che può continuare a vendere le proprie cravatte a Carlo d’Inghilterra e al nostro caro, amato, capo dello Stato tra i cassonetti straboccanti di lerciume.
Posto che i beneficiari di questa politica di grandeur non sono in massima parte i cittadini delle periferie ma una cricca di intellettuali foraggiati dalle prebende del potere occorre ricordare che i nostri pubblici amministratori mi sembrano lontani dalla statura di poltici intellettuali del calibro di Jack Lang all’epoca di Mitterrand o André Malraux ai tempi di Georges Pompidou. Non vengono certo ricevuti, come per esempio accadeva all’autore dell’Espoir o della Condition Humaine, con lo stesso rispetto e deferenza nelle proprie sontuose dimore da una novella Jacqueline Kennedy per dare slancio e vigore ai loro progetti.
L’assessora dimentica che il rilancio economico di una città non può prescindere dalla salvaguardia del benessere psico-fisico di larghi strati delle popolazione, da sempre tagliati fuori dall’accesso alle risorse, dal godimento del diritto a vivere in un ambiente salubre e dignitoso. E’ chiaro che siamo lontani dall’adempimento di precisi obblighi e doveri che scaturiscono dal combinato disposto degli articoli 3 e 32 della Costituzione. E’ da sessanta anni che esso sancisce il diritto all’eguaglianza e alla salute e impone al legislatore e all’amministrazione pubblica l’obbligo di realizzarli. Occorrerebbe un giusto equilibrio tra i legittimi interessi di un settore vitale quale il comparto turistico della città e i sacrosanti diritti degli abitanti dei quartieri periferici quello che i francesi chiamano “juste milieu” e che i nostri politici napoletani hanno finora dimostrato di misconoscere o peggio ancora di voler scelleratamente trascurare.
Ma davvero l’assessore ha l’ardire di chiedere ancora ai cittadini delle periferie ulteriori sacrifici? Sono forse essi serviti, in passato, si vedano le cariche della polizia e i lacrimogeni contro la popolazione inerme quattro anni fa, quando ci si è opposti al sito di trasferenza provvisorio a Contrada Pisani, a risolvere gli enormi problemi causati dall’incompetenza, dalla sciatteria, dalla superficialità, dall’arroganza di questa classe dirigente? Quello che essa non vuole capire è che nelle periferie si annida un enorme disagio che non si è piu’ disposti a sopire e nascondere. Questa classe politica, contrariamente ai programmi dichiarati all’inizio di quel falso rinascimento strombazzato quindici anni fa e violentando la propria storia e le proprie origini, lungi dal riqualificare le periferie preferisce tenerle in un degrado spaventoso, trasformarle in un eterno ricettacolo di rifiuti non solo urbani ma anche immateriali, enormi discariche sociali che Roberto Saviano poche settimane fa, proprio sulle pagine di Repubblica, definiva “gonfie”, “marce”, “satolle”. Il tutto in un contesto in cui appare evidente un deficit democratico e un vulnus morale intollerabili, esecrabili, talmente gravi da intaccare la tenuta civile della società.
All’ assessora mi sentirei di consigliare, da privato cittadino, di stabilire un confronto serio tra associazioni e istituzioni per recuperare la fiducia nella politica ed uscire da questo penoso declino e non proclami unilaterali, poveri sul piano concettuale e morale, più consoni ad uno stato autoritario che ad una moderna, civile democrazia.

[Crescenzo]

venerdì 22 febbraio 2008

Resoconto dell'incontro con la Commissione Ambiente Regione Campania


Oggi, alle ore 12.00, si è svolto un incontro ufficiale tra i rappresentanti delle Associazioni di Pianura e Pozzuoli e la Commissione Ambiente della Regione Campania. L'incontro è stato promosso dall'associazione 'Napoli vive io la difendo', presieduta da Carla Ruggiero. Oggetto della riunione è stato la bonifica e la riqualificazione ambientale e urbanistica di contrada Pisani che, come è noto, è al confine tra i comuni di Napoli e Pozzuoli. Essa oltre ad aver ospitato dal dopoguerra una discarica di rifiuti solidi urbani e industriali, chiusa dodici anni fa, è da anni oggetto di sversamenti illeciti e abusivi di rifiuti tossici e nocivi e oggetto di continua attenzione da parte delle istituzioni per trasformarla in ricettacolo di volta in volta di inerti di Bagnoli, immondizia, ecoballe, inertizzazione. Tentativi finora falliti per la strenua opposizione della popolazione locale. La zona è completamente priva di strade e fogne.

Le associazioni che hanno partecipato all'incontro: Area Flegrea (Mario Gleijeses, Doriana Sarli e Crescenzo Mele, assistiti dal professore ordinario di geologia Franco Ortolani dell'Università Federico II di Napoli), Pianura.org (Salvatore Varchetta), Lello Mele (Gaetano Puziello), Pisania Anastastis (Maria Grasso), Rinascita dei Pisani (Brunello Zaccaria), Volontari Flegrei (Rita Oriunto) e il cittadino Fabio Sebillo, hanno ribadito l'assoluta necessità di un piano serio e concreto di bonifica dell'intero cratere vulcanico, della fornitura degli elementari servizi viari e fognari per tutelare la salute dei cittadini e restituire loro la dignità. Essi hanno posto una serie di domande circostanziate e avanzato precise proposte ai convenuti: il presidente della Commissione, Ragosta, il commissario alle bonifiche, Menegozzo, il rappresentante del Ministero dell'Ambiente nella veste di dirigente dell'area qualità della vita, sezione bonifiche, ing Tassoni, l'assessore alla sanità e all'ambiente del comune di Napoli, Nasti. Hanno partecipato poi i politici, Fabio Tirelli, presidente della municipalità Pianura-Soccavo, i consiglieri muncipali Lezzi e De Falco, i consiglieri regionali Diodato e Rosania. La riunione si è conclusa con l'impegno da parte di tutte le istituzioni coinvolte ad iniziare un confronto per risolvere i problemi della zona. Appuntamento nella sede della municipalità tra non più di due settimane per fissare l'agenda delle iniziative.

[Crescenzo]

Incontro in Regione con la Commissione Ambiente


Oggi, una nostra delegazione, composta dal Presidente dell'associazione, Mario Rosario Gleijeses, ed i soci, Doriana Sarli, Crescenzo Mele, supportati dalla consulenza del Prof. Franco Ortolani, ha incontrato la Commissione Regionale Ambiente, presieduta dal Presidente della Commssione, Ragosta, per avviare un programma d'interventi sui temi che a noi stanno più a cuore (e che costituiscono lo scopo principale dell'associazione): la riqualificazione dell'Area Flegrea.
L'articolo che segue, preparato da Crescenzo, che troverete rilanciato dalle principali agenzie di stampa, vi riporta con maggiori dettagli, una sintesi dell'incontro.
Come sempre, qualsiasi vostra considerazione o domanda al riguardo, è benvenuta.
Naturalmente, continueremo a tenervi informati degli sviluppi sull'argomento.
[E.C.]

La via dei rifiuti


Voglio proporre una mozione per evitare il transito, stoccaggio e trattamento dei rifiuti speciali e tossici nella nostra Regione, ritengo sia fondamentale, quanto meno solo per evitare l'ingresso da altre Regioni e da altri paesi esteri.
Per traffico di rifiuti s'intende qualsiasi spedizione di rifiuti non conforme alle disposizioni del Regolamento comunitario 259 del 1993; ovvero spedizioni che avvengono senza il consenso delle autorità competenti interessate (paesi di destinazione e transito), nonché ogni movimentazione di rifiuti che non sia accompagnata da corretta documentazione.
Sono diversi i problemi associati al movimento dei rifiuti, in particolare di quelli pericolosi, molto spesso i siti e le Imprese che li ricevono, non possiedono le tecnologie e le risorse adeguate a garantire il loro smaltimento o riciclo in sicurezza, a discapito della sicurezza ambientale e sanitaria.Il continuare a permettere questa attivita' è un'altra via per evitare di introdurre misure e tecnologie "pulite" che possano ridurre a monte la produzione dei rifiuti e soprattutto la loro pericolosità, immaginate cosa potra’ accadere nel momento in cui saranno attivi anche i nostri inceneritori Regionali.
Nelle conclusioni dei vari documenti della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, approvati dalla Camera si legge:

[...] "La Commissione ha cercato, con questo documento, di mettere in evidenza e di illustrare in maniera organica i principali fenomeni criminali connessi al ciclo dei rifiuti. Dal lavoro svolto, dalle informazioni acquisite nonché dalle audizioni tenute e` emersa in maniera chiara una serie di elementi che - in sede di conclusioni - è opportuno riportare in forma schematica e sintetica. La gestione illecita riguarda una quota considerevole dei rifiuti prodotti ogni anno in Italia: in base alle informazioni assunte e alle elaborazioni svolte, si tratta di una quota superiore al 30 per cento che - tradotto in termini numerici - equivale a oltre 35 milioni di tonnellate di rifiuti (soprattutto speciali) smaltite in maniera illecita o criminale ogni anno". [...]

[...] "Non e` la sola criminalità organizzata ad operare in modo illegale. Esistono infatti società commerciali o imprese non legate ad essa, ma che hanno come "ragione sociale" la gestione illecita dei rifiuti, soprattutto di origine industriale. Nella gestione illecita del ciclo dei rifiuti non si registrano forme di concorrenza o scontri come invece accade in altri settori criminali (traffico degli stupefacenti o controllo del racket): il business e` evidentemente talmente consistente da rendere preferibile la collaborazione alla concorrenza spietata". [...]

[...] "Ad alimentare il mercato illecito sono anche industrie a rilevanza nazionale ed internazionale, comprese aziende a rilevante partecipazione di capitale pubblico. Per tutte il minimo denominatore comune e` la ricerca dello smaltimento al minor costo, senza alcun controllo sulla destinazione finale del rifiuto". [...]

[...] "La movimentazione illegale dei rifiuti avviene sia su territorio nazionale che internazionale.
In Italia segue una direzione preferenziale dal Nord verso il Sud della nostra penisola ed interessa regioni con tradizionale presenza di malavita organizzata, come Campania, Calabria, Sicilia e Lazio. Da recenti indagini è emerso un ulteriore circuito criminale che si snoda fra il Veneto, Emilia - Romagna, Piemonte e Campania.
Per fare un esempio possiamo citare un caso, avvenuto alla fine degli anni'90, di traffico illecito di rifiuti industriali provenienti da diverse aree del nord Italia che movimentavano i rifiuti spacciandoli per cdr (combustibile derivato dai rifiuti) ma, invece di finire in impianti di trattamento, i rifiuti venivano conferiti in discariche abusive nel delta del Po ed in Campania". [...]

ecc. ecc. ecc. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Purtroppo siamo ben lontani dalla risoluzione del problema principalmente sia per lo scarso controllo che per un sistema giuridico inadeguato, basti pensare che, nella maggior parte dei casi, il danno ambientale non è punito a livello penale ma solo con sanzioni amministrative, quindi bisogna colpire chiunque abbia un minimo di responsabilità nella gestione e nel controllo del territorio.
Affrontare la questione e fondamentale, questo esposto, mozione, denuncia chiamatelo come volete, potrebbe essere un punto di partenza per raccogliere le firme necessarie per richiedere un Referendum abrogativo della Legge Regionale che permette il transito e stoccaggio di tali rifiuti provenienti da fuori Regione.
Giusto per fare un esempio: pochi giorni fa, in un servizio televisivo, è stato mostrato, dall'alto di un elicottero, un deposito illegale di metalli pesanti, a brevissima distanza dalla Alenia, dalla nuova sede NATO e dall'aeroporto civile. Insomma, a breve distanza da sedi di polizie pubbliche, private e militari che in tutti questi anni pare non abbiano visto nulla di ciò che accadeva sotto il loro naso.
In tutti questi anni il problema, non ha fatto che crescere, mentre gli interventi dei vari Commissariati governativi non hanno fatto che "gestire" l'esistente, senza andare a scoperchiare questo vaso di Pandora sostenuto da pericolosi equilibri, peggiorando ulteriormente il problema.
Nel frattempo, in tutto questo marasma, e sempre per le stesse ragioni, non si impedisce in alcun modo la creazione di ulteriori discariche clandestine di rifiuti tossici, che fioriscono così indisturbate. Diamo un freno alla campagna mediatica volta a far ricadere sulla popolazione la responsabilità della situazione, in quanto avrebbero impedito, in questi anni, ogni intervento volto a “risolvere” la situazione, bisogna far comprendere a tutti che la questione del "no" a tutto e' motivata da una situazione drammatica, nella quale le iniziative di raccolta differenziata e di bonifica del territorio sembrano traguardi irraggiungibili.
Concludendo visto che siamo di fronte ad un meccanismo che, se lasciato a se stesso, ci porta dritti verso un vera e propria catastrofe, l'unica soluzione e' quella di opporsi ad esso con l'autoorganizzazione dei vari comitati popolari, in diverse aree di movimento.
Manifestate la vostra adesione.

http://www.portadimassa.net/site/files/upload/pdfsaggi/Le_vie_infinite_dei_rifiuti.pdf

[G.P.]

sabato 16 febbraio 2008

Conferenza stampa De Gennaro 16.02.2008


Le dichiarazioni del commissario straordinario all'emergenza rifiuti De Gennaro di oggi sabato 16.02.2008 costituiscono per noi soci un momento di grande gioia e profonda soddisfazione. Dichiarare che i luoghi inizialmente destinati a diventare discariche e siti di stoccaggio non sono idonei ed ecocompatibili significa avvalorare e condividere le ragioni della nostra protesta, il loro contentuo scientifico, il carattere popolare della sollevazione volta a denunciare gli errori della pubblica amministrazione. Tali errori rischiavano di compromettere in modo serio ed irreparabile la qualità della vita dei cittadini in netto contrasto con il preciso dettato costituzionale che garantisce il diritto alla salute e alla salubrità dell'ambiente. I cittadini avevano ragione, ha sottolineato il commissario. Eravamo convinti della probità e della fondatezza delle nostre argomentazioni e siamo certi di di essere riusciti, ciascuno in base alla propria attitudine e capacità, a dimostrarlo agli occhi del mondo intero. Il video è assai eloquente. Invitiamo tutti a prenderne visione. Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo verso la piena affermazione del nostro inconfutabile diritto a vivere in un ambiente migliore e sottratto al degrado, la dimostrazione lampante che occorre ascoltare le popolazioni direttamente interessate dai provvedimenti della pubblica amministrazione, cosi' come stabilisce la Convenzione di Aarhus del 1998, recepita dalla direttiva del Parlamento e del Consiglio Europeo nel 2003. Tale direttiva non può più essere ignorata dall'ordinamento italiano. La suddetta convenzione ha lo scopo di coinvolgere le popolazioni e di spingerle a manifestare la propria opinione. Fatelo anche voi.

[Crescenzo]

giovedì 14 febbraio 2008

La coscienza di Meno


Ma cosa manca ai napoletani per potersi meritare una vita normale. Cosa è che non ci permette d’evitare il solito, ineluttabile destino tragico, nel quale troppe volte e con sempre più preoccupante frequenza, ripiombiamo? Qualcosa, s’avverte, non va. Qualcosa che ci rende , “diversi”, ma non nel modo che ci piace pensare d’essere. Diversi in peggio. Lo avverti, quando t’accorgi che con indifferenza ci sforziamo di condurre la nostra vita imponendoci d’ignorare tutto quello che intorno degrada e scivola verso un indegno abisso. Sperando di sopravvivere in oasi “personali” sempre più ristrette, sempre più inadeguate. Sperando di trovare opportunità in un mondo senza regole, senza rispetto, senza dignità. Rovistando nei rifiuti sociali per trovare una traccia di vita ancora utilizzabile, piuttosto che decidere, una volta per tutte, di ripulire tutto e rinascere nell’aria pura. Normalmente quando si tocca il tasto della critica o, dell’autocritica, scatta indignata la reazione dalle nostre variegate e sempre più aliene caste cittadine, che vedono (o credono di vedere) un plebiscito di consensi a sostegno della loro difesa d’ufficio. Difendono un icona di napoletanità, intrisa di cultura, umanità, dignità, che è impossibile sovrapporre all’immagine reale del nostro vivere. Una napoletanità che appartiene a generazioni passate, estinte e noi non siamo stati in grado di conservarne l’eredità. Ma quello che manca cominci ad intuirlo, quando ti capita d’osservare una delle tante ed evidenti “trasgressioni”. Ad esempio quando qualcuno arriva con il suo carico di rifiuti indesiderati (naturalmente indifferenziati, inquinanti e non riciclabili) e lo scarica lì, nel tuo quartiere, ma ben lontano da casa sua. Quello che ti ferisce non è soltanto l’assoluta inciviltà del gesto, ma soprattutto l’indifferenza complice di chi osserva e pensa (o addirittura dichiara): non tocca a me intervenire; non tocca a me difendere questo posto. Tocca agli “altri”, dopotutto, qui non è casa mia! E lì comprendi quello che ci manca, quello che c’impedisce anche solo d’immaginarci migliori. Manca la coscienza collettiva. Siamo incapaci d’estendere l’appartenenza ai luoghi, alle persone esterne, anche se contigue, alle nostre “tane”, ai nostri “clan”. L’assurda convinzione che tutto quello che ci accade intorno, non richiede il nostro impegno. Questo fa si che si accumulino rifiuti su rifiuti, malgoverno su malgoverno, degrado su degrado. Nella sola provincia di Napoli ci sono circa 3.000.000 d’abitanti, 5.000.000 circa in tutta la Campania. Se solo il 10% decidesse di concedersi un unico, elementare cambiamento nella loro vita, quale formidabile forza trainante avremmo a condurre la tanto attesa rinascita ! Un cambiamento che richiede l’impiego di un attimo, la spesa di una sola singola frazione di secondo. Quanto basta per decidere se restare fermo a guardare pensando che tocca ad altri occuparsene e che l’unica responsabilità assumibile, è quella di sapersi lamentare di tutto, oppure cambiare e poter parlare di se, dicendo Noi e non più solo Io. Una coscienza di meno, c’impedisce d’essere “normali”, proviamo a costruirne una comune e sicuramente saremo migliori. Ora delega te stesso.

[E.C.]

Thor: il sistema di riciclaggio dei rifiuti domestici


I rifiuti solidi urbani, nonostante il costo e la difficoltà per il loro trattamento, possono rappresentare anche una risorsa. Questo dimostra Thor (Total house waste recycling / riciclaggio completo dei rifiuti domestici), il sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti, senza il passaggio nei cassonetti della raccolta differenziata, e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dall’elevato potere calorico. Paolo Plescia, ricercatore dell’Ismn-Cnr ed inventore di Thor, spiega: ‘il sistema si basa su un processo di raffinazione meccanica dei materiali di scarto trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili, riducendo i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato del processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose, dal contenuto calorifico ed utilizzabile come combustibile, al pari di carbone di buona qualità, con qualunque tipo di sistema termico: motori funzionanti a biodiesel, caldaie a vapore, sistemi di riscaldamento centralizzati ed impianti di termovalorizzazione delle biomasse. Le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato dalla raffinazione meccanica dei rifiuti solidi urbani, una volta eliminate le componenti inquinanti sono del tutto analoghe a quelle delle biomasse, ma rispetto a queste sono povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici’. ‘Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno’ continua Paolo Plescia ‘presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale. Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro’. Un quinto della spesa per lo smaltimento di un inceneritore e produzione di materiali utili e combustibile dal potere calorico elevato. Attualmente, è in sperimentazione in Sicilia il primo impianto THOR. Tratta fino a otto tonnellate l’ora e, non essendo termico, ma totalmente meccanico, può essere acceso solo quando serve. THOR, progettato come impianto mobile, può essere utilizzato in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti velocemente, senza scorie e senza impegnare spazi di grandi dimensioni, un impianto da 4 tonnellate/ora occupa massimo 300 metri quadrati ed ha un costo medio di 2 milioni di euro. Costi migliori di ogni altra alternativa, tempi di attuazione brevi , assenza di inquinamento, e chiusura, in maniera semplice, dell’intero ciclo di riciclaggio. Il tutto in un brevetto totalmente italiano.

[StELIA]

martedì 12 febbraio 2008

Biùtiful cauntri


Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini ambientali. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche.
Storie di denuncia e testimonianza del massacro di un territorio.
Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1200 discariche abusive di rifiuti tossici. Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole.
Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.

un documentario di
ESMERALDA CALABRIA
ANDREA D’AMBROSIO
PEPPE RUGGIERO

lunedì 11 febbraio 2008

Trattamento dei rifiuti in Campania


Impatto sulla salute umana
Commento allo studio descrittivo presentato recentemente a Napoli

Si tratta di uno studio 'ecologico' descrittivo ove non si è studiato l’esposizione individuale di soggetti ammalati a fattori di rischio (abitare in prossimità delle discariche abusive) in confronto all’esposizione agli stessi rischi di soggetti non ammalati (Studio caso-controllo) né si è studiata la storia di esposizione di una popolazione di alcune aree e la rilevazione di eventi patologici seguenti (studio di Cohorte), bensì si tratta di studio ecologico: la distribuzione statistica di casi di malattia di popolazioni abitanti in alcune zone viene statisticamente confrontata con le distribuzioni delle stesse malattie in altre popolazioni prese come paragone.

Mentre gli studi 'caso controllo' e di 'cohorte' (studi analitici), che partono da persone reali, sono disegnati per verificare ipotesi di associazioni tra esposizione e malattia, gli studi 'ecologici' (descrittivi) per loro stessa natura , non hanno il potere di dimostrare associazioni, ma sono spesso utilmente usati quali 'segnali starter' per effettuare sudi analitici ben più lunghi e costosi del confronto sia pure raffinato di 'statistiche'.
Gli stessi autori dello studio in oggetto riconoscono l’impotenza di dimostrare vere associazioni etiologiche tra esposizioni ai rifiuti e malattia , ma ritengono 'suggestive' le indicazioni descrittive scaturite : in particolare ritengono indicativa la 'coerenza' tra diversi indicatori di rischio ed eventi sanitari.
Gli stessi autori riconoscono l’impossibilità di una interpretazione etiologica dei dati rilevati e concludono, come sempre negli studi ecologici, sulla necessità di ulteriori studi.

Purtroppo però la comunicazione ai mass media dei dati, arricchiti dalle considerazioni personali dei ricercatori, non è stata, come ci si poteva benissimo aspettare, corredata dalla stessa cautela da parte dei mass media che non hanno perso la ghiotta occasione di dei fine il triangolo della morte, l’associazione certa tra i rifiuti oggi giacenti nelle strade ed i contemporanei casi di tumori e malformazioni e via così, montando una certezza nella popolazione che ha tranquillamente evitato ogni responsabilizzazione davanti all’evidente emergenza, preferendo, sindaci in testa, cavalcare il consueto peana delle vittime dell’autorità pubblica.

Si è creato un coacervo di ignoranza ed arroganza assolutamente pericolosa di senso contrario a quel dovere di responsabilità che pure riguarda ogni cittadino.

Relativamente allo studio in oggetto conviene fare alcune brevi osservazioni.

1. Questo studio ha una parziale validazione scientifica: in epidemiologia, come in qualsiasi altra scienza, uno studio non è validato se non quando è pubblicato su una rivista scientifica specifica dotata di referaggio indipendente: cosa accaduta soltanto per uno studio riportato in bibliografia dagli autori; quello pubblicato su 'annali della New York accademy of sciences' sulla mortalità per cancro nelle aree in questione: uno studio sostanzialmente diverso da quello pubblicamente presentato: privo delle analisi di 'trends'andamenti, motivano il rapporto e dove gli autori si guardano bene, giustamente, da dimostrare relazione causale tra discariche e casi di cancro: piuttosto invocano, come al solito, la necessità di ulteriori studi.

L’altro studio dato come 'pubblicato' non lo è su una rivista scientifica , bensì sul 'notiziario' dell’Istituto Superiore di Sanità, un bollettino informativo privo di referaggio scientifico.
Gli altri 'studi' non sono pubblicati su riviste, ma sono 'abstracts' di congressi e come tali non referenziati.

Assolutamente fuori luogo l’autorship del rapporto, attribuito alle istituzioni cui appartengono gli autori, a caccia di una credibilità che il loro nome non riesce ad ottenere?

2. Anche il citatissimo studio sulla rivista: 'lancet Oncology' non è affatto uno studio, ma una semplice lettera di opinioni, e quindi, come tutte le lettere, accettata per attualità dalla redazione , ma non sottoposta a quel referaggio scientifico indipendente che ne valida i dati e le conclusioni.

3. Lo studio ecologico si basa su casi di mortalità di precedenti sette anni (dal 1994 al 2001) e casi di malformazioni congenite di precedenti sei anni (dal 1996 al 2002) dando luogo a possibili errori:

3.1 mancano gli ultimi 5 anni, dato il ritardo delle raccolte statistiche, ma sono pur disponibili dati diagnostici abbastanza accurati ed aggiornati al 2006.

3.2 I dati di mortalità, oggi, non sono un buon indicatore di incidenza di tumori e di molte altre malattie: infatti molti tumori oggi non uccidono più e la sopravvivenza per altri si è di molto prolungata.

3.3 Anche i dati sulle malformazioni congenite sono l frutto di una miscela non omogenea, mancando un affidabile sistema di registrazione di queste patologie in Campania.

4. I Tumori hanno tempi di incubazione (tra l’esposizione ai fattori etiologici ed il manifestarsi di malattie di alcuni decenni: quindi la descrizione oggi di distribuzioni di morti per tumore riflette, se vera, una esposizione di alcuni decenni fa , ma nulla ha a che fare con l’ATTUALE RISCHIO DELLE POPOLAZIONI di quelle zone.
Questo non è vero per le malformazioni congenite che hanno il tempo di incubazione di una gravidanza.

1. Le dimensioni delle popolazioni oggetto dello studio sono troppo piccole per misurare eventi relativamente rari quali Morti per tumori e malattie congenite : ne deriva una grande oscillazione dei dati ed una grande incertezza statistica : motivi per i quali gli autori hanno messo insieme i dati di sei-sette anni, impossibilitati ad effettuare calcoli su numeri troppo piccoli.

2. Sarebbe stato auspicabile, a fianco dell’uso di tassi di mortalità standardizzati, una specifica per classi d’età dei casi: fattore pure determinante sia sul rischio di tumore che, per la madre, sulle malformazioni congenite.


3. L’esposizione della popolazione ai rifiuti non è stata misurata in alcun modo individuale (raccolta di storie di esposizione etc.) ma è stata arbitrariamente definita in base alla residenza in cinque diverse classi di 196 comuni definiti a diverso rischio a seconda della presenza censita di discariche abusive definite (come?) più o meno pericolose.

4. Il confronto di mortalità e malformazioni e stato fatto tra circa 96 aree definite 'pericolose' e 'un centinaio' di comuni delle stesse province definiti 'a rischio minimo'; le novantasei aree a diverso rischio sono state divise in 4 gruppi mentre il restante 'centinaio' è nel gruppo di confronto. Ne deriva:

4.1 La grande sproporzione tra le dimensioni delle classi: se in una vi sono 100 comuni e nelle altre quattro 96, in quella più a rischio solo otto; un ulteriore ampliamento dell’errore statistico.

4.2 La Regione Campania soffre di carenza di registri tumori: ne è presente, solo da pochi anni, uno in una ASL della regione. Anche il registro delle malformazioni congenite soffre di storiche limitazioni sia nelle diagnosi che nella copertura geografica.

5. Gli autori sono coscienti che sia i morti per tumore che le malformazioni congenite sono, in tutto il mondo, più frequenti nei poveri: la povertà è un determinante importante di malattia.
Per contenere quindi, l’effetto povertà sull’associazione cercata con i rifiuti , è stato costruito un indice complesso che approssimasse le condizioni di povertà : anche questa non un’osservazione individuale, ma una combinazioni di indicatori statistici di popolazione: un tentativo coraggioso e ben fatto, ma ben lungi dal fugare il sospetto che le pur deboli differenze statistiche osservate siano attribuibili al complessivo stato di degrado socio economico della zona piuttosto ce all’esposizione a rifiuti

Complessivamente quindi, lo studio si presenta come un buono studio ecologico descrittivo, con obbiettivi limiti legati alla disponibilità e qualità dei dati, ma al quale non si può attribuire più di un 'segnale' per eventualmente approfondire la relazione tra salute ed esposizione ai rifiuti con appropriati studi analitici.

Ministero della Salute
Dipartimento della Prevenzione e Comunicazione [6.6.07]

Sta aumentando davvero la mortalità in Campania?


Rischi percepiti e dati di fatto

In diverse aree della Regione Campania i cittadini avvertono insicurezza riguardo la propria salute. Viviamo in un’epoca in cui l’ambiente è fortemente modificato dall’urbanizzazione, la creazione di impianti industriali, il traffico con conseguente inquinamento atmosferico e, da ultimo, lo smaltimento o il mancato smaltimento dei rifiuti solidi urbani e quello più problematico dei rifiuti industriali. Quasi sempre, le modifiche ambientali provocano accesi dibattiti in merito alle scelte; a volte si creano preoccupazioni in merito ai possibili effetti di sostanze prodotte dai processi industriali, sostanze che in alcuni casi sono potenzialmente tossiche.
Attualmente, grande è il timore che i rifiuti possano provocare danni per la salute. Sono stati individuati terreni o cave in cui sono stati sversati o sepolti rifiuti tossici e molti, sfiduciati, credono che anche nelle discariche controllate ci siano materiali tossici. Le voci si sovrappongono alle voci e si arriva ad una verità, accettata unanimemente e inconfutabile: si muore di tumore; oppure: siamo pieni di malformazioni congenite; o ancora: aumentano le malattie infettive, dalle meningiti alle diarree alle infezioni respiratorie.
Ora, in Campania, come in tutta Italia, funziona la rilevazione dei dati di mortalità, curata dai Comuni, dall’Istat e dalle Aziende Sanitarie Locali, le quali curano anche la sorveglianza sulle malattie infettive, i sistemi informativi sulle cause di ospedalizzazione, ed altri importanti eventi di salute come la frequenza di alcune gravi patologie e dei principali fattori di rischio per la salute.
Le convinzioni riguardanti i danni per la salute reggono alla prova dei fatti?

La mortalità in Campania si è ridotta
L’Istat ha reso noti i dati di mortalità fino al 2002 e L’Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania ha pubblicato la serie a partire dal 1980. Dal 1980 al 2002 il numero di decessi è diminuito da circa 8,4 per 1000 abitanti a 8,2 decessi per mille abitati. Nello stesso periodo, in Italia si è passati da 9,8 a 9, decessi ogni 1000 abitanti. Per questo motivo si può affermare che la mortalità in Campania si è ridotta.

La riduzione è ancora maggiore se si tiene conto dell’invecchiamento della popolazione
In ragione delle migliori condizioni di vita e dell’efficacia delle cure, l’aspettativa di vita è aumentata e, in Campania come in Italia, la popolazione è invecchiata: abbiamo molti più persone anziane di prima e conviene ricordare che la mortalità aumenta esponenzialmente con l’età. Se si tiene conto dell’età, la riduzione di mortalità in Campania e in Italia è stata grande: più del 40%. Per questo motivo si può affermare che la mortalità in Campania si è di molto ridotta.

Tenendo conto dell’età, il rischio di morte in Campania è stato maggiore rispetto all’Italia
Il tasso di mortalità in Campania è minore rispetto all’Italia (8,2 contro 9,7 per mille abitanti), ma si tratta di una differenza ingannevole: la popolazione campana è più giovane rispetto all’Italia nel complesso e quindi ha una mortalità più bassa. Confrontando la mortalità in Campania con l’Italia, a parità di età, notiamo che negli anni ’80 c’erano circa 78 decessi in più rispetto a quanti ne avremmo avuto, se la mortalità – nelle diverse età - fosse stata uguale a quella dell’Italia; nel 2002 abbiamo avuto 55 decessi in più ogni 100.000 abitanti. Effettivamente, c’è un eccesso di mortalità in Campania, rispetto all’Italia.

L’eccesso di mortalità in Campania si verifica nelle province di Napoli e Caserta
Dobbiamo osservare attentamente queste due importanti tabelle prodotte dall’Osservatorio Epidemiologico.

Se si guarda la terza colonna, si nota che il tasso di mortalità è più elevato nelle province di Benevento, Avellino e Salerno, ma questi dati ingannano. Infatti, se si tiene conto dell’età (ultime cinque colonne) le cose cambiano: fin dagli anni ‘80 la mortalità nelle province di Napoli e Caserta è più alta rispetto al resto della Regione. Nel periodo 1998-2001, nella provincia di Caserta ci sono stati 78 decessi in più rispetto alla Campania, nella provincia di Napoli 118 morti in più, ogni anno. Nelle altre province invece la mortalità, aggiustata per età, è tra le più basse d’Italia.



L’eccesso di mortalità di Napoli e Caserta, tra gli Uomini e tra le Donne, è dovuto a malattie ben conosciute che non hanno niente a che fare con i rifiuti

La figura rappresenta a quali cause è legato l’eccesso di mortalità che è maggiore tra gli uomini della provincia di Napoli.
Nel Casertano, le malattie cardiovascolari (malattie coronariche e ictus cerebrale) spiegano una buona parte dell’eccesso di mortalità; nel Napoletano, assieme alle malattie cardiovascolari, i tumori sono altrettanto importanti, ma anche le malattie respiratorie, quelle del digerente e le metaboliche, come il diabete eccedono rispetto all’atteso.

Cause dell’eccesso di mortalità in Napoli e Caserta rispetto alla Campania


I tumori che fanno la differenza sono essenzialmente due: quelli del polmone e quelli del fegato. La spiegazione per il tumore del polmone è respirare aria satura di sostanze cancerogene che avviene col fumo attivo, col fumo passivo e con l’inquinamento da traffico. Questi stessi fattori danno conto anche dell’eccesso di cause respiratorie. La spiegazione del secondo è la frequenza di epatiti virali di tipo B e C che c’è stata, e che in parte perdura nella provincia di Napoli. Queste stesse infezioni spiegano l’eccesso di morti per malattie del digerente, costituite soprattutto dalla cirrosi epatica.

Perché il nostro timore aumenta e si crea addirittura il panico per l’aumento della mortalità. Esistono valide spiegazioni.
La popolazione italiana è invecchiata nel giro di pochi decenni: nell’arco di 30 – 40anni la percentuale di persone con più di 65 anni è quasi raddoppiata. Ciò ha comportato un aumento del numero di malati, si badi bene non del rischio, ma del numero! La prognosi di molti tumori, come di altre malattie gravi, è migliorata per cui oggi un italiano su tre è affetto da una malattia cronica ed uno su 10 da cancro, che non è più una condanna a morte.
Se ho un amico che è affetto da un tumore del colon retto, comincerò a parlarne in giro e scoprirò che tanti sono affetti dallo stesso male. E’ un effetto psicologico che ciascuno di noi può sperimentare: provate a comprare un’auto di una marca un po’ inconsueta! Comincerete a notare quante auto della stessa marca sono in giro.
D’altro canto, gli stessi medici di famiglia possono avere questa sensazione: hanno cominciato da 20 anni e i loro assistiti sono cresciuti con loro: erano giovani e sani, ma sono invecchiati insieme al loro medico e cominciano ad ammalarsi di malattie croniche. Il medico diagnostica più casi rispetto al passato e cerca di darsi una spiegazione. D’altro canto ciò che appare inaccettabile è la malattia grave in un giovane, i familiari non riescono a rassegnarsi e si sforzano di trovare cure, anche quando non ce ne sono più e una spiegazione, anche se le cause sono sconosciute.
Tutte queste angosce possono esercitare pressioni insopportabili sui responsabili delle comunità, siano essi pastori della chiesa o dirigenti politici. Pian piano la spiegazione diventa una convinzione diffusa e, quando molti credono che si muore di più e che ciò è dovuto al cancro e che questo è dovuto ai rifiuti, questa convinzione diventa la verità indiscutibile.
Ma abbiamo visto che in Campania la mortalità è in diminuzione ovunque.
I problemi ambientali sono molto gravi ed è indispensabile risolverli in breve tempo. La presenza di rifiuti per strada provoca degrado, cattivo odore e, alla lunga, aumento di topi, insetti e animali randagi. Le persone possono avvertire uno stato di malessere con mal d testa, nausea, senso di vertigini, insonnia e, alla fine, un senso di impotenza, rabbia e frustrazione.
Tuttavia i rifiuti per strada non provocano cancro, le discariche controllate non provocano cancro, i termovalorizzatori non provocano cancro, la mortalità non è in aumento e non bisogna farsi prendere dal panico.
Il Ministero della salute sostiene il servizio sanitario regionale e le comunità locali per tenere elevato il livello di sorveglianza sulla salute dei cittadini e dire ad essi, come stanno davvero le cose.

Commissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania
Ministero della Salute
Napoli [2.2.2008]


Questo testo è stato redatto utilizzando dati pubblici:

1. IV Rapporto sulla mortalità nel territorio della ASL Napoli4 (periodo 2008/05) a cura della ASL NA4
2. Rapporto: “La mortalità in Campania negli anni 198272001” a cura dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania

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