lunedì 31 marzo 2008

Individuazione aree da bonificare sito di Contrada Pisani


La conferenza dei servizi, che si è tenuta martedì 18 marzo 2008 nella sede della Prefettura, costituisce una pietra miliare nel processo di bonifica di Contrada Pisani a Pianura. E’ stato istituito ufficialmente un sito di interesse nazionale e sono state perimetrate le quattro grandi macroaree che saranno oggetto degli interventi del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Esse sono nell’ordine: località Zampaglione, il cratere della Senga, l’ex Difrabi e la collina di località Spadari.

Un breve excursus sulla storia dell’area è però necessario.

Località Zampaglione
L’area è stata già quattro anni fa sequestrata dalla magistratura a seguito delle denunce dei cittadini che a più riprese hanno segnalato alle autorità politiche, anche alla sindaca in diversi incontri alla fine del 2004, e a quelle giudiziarie e alle forze dell’ordine lo sversamento di rifiuti tossici ad opera della criminalità organizzata. L’area fu poi consegnata all’Arpac, l’agenzia regionale protezione ambiente Campania, per le opere di caratterizzazione. In assenza di fondi propri del Comune fu il Commissariato per le bonifiche al cui vertice vi è stato fino al febbraio 2008 il governatore della regione Campania, Antonio Bassolino, a stanziare 590.000 euro per la bonifica, così come ha riferito il sub commissario Cesarano in articolo del mese scorso a Il Mattino. L’attuale Commissario liquidatore, invece, Massimo Menegozzo, ha affermato, in sede di conferenza dei servizi, che i fondi stanziati ammontano a 300.000 euro. Egli non ha però riferito, nonostante sia stato sollecitato in tal senso dai rappresentanti delle associazioni in un incontro tenutosi nel mese di Febbraio in commissione regionale ambiente, come tale ingente somma sia stata spesa. Il Commissario ha promesso che si sarebbe informato presso i suoi collaboratori visto che è alla guida dell’ente da neanche 2 mesi. Egli, però, alla stessa domanda, all’incontro tenutosi il 18 Marzo, ha affermato di non avere risposte.

Cratere della Senga e ex Difrabi
Questa è l’area di maggior rilievo. Un cono vulcanico, del terzo periodo dei campi flegrei, riempito con i rifiuti solidi urbani dal 1952 fino agli anni ottanta e dove poi fu installato un maneggio privato con annessa pista per le corse dei cavalli. L’intera area, di proprietà della famiglia La Marca, il cui capostipite era il fratello dell’omonimo boss di Ottaviano, ha funto da discarica comunale gestita, fino alla sua saturazione, dal comune di Napoli. L’ex Difrabi, dal nome della società della famiglia di Francia (Difrabi è l’acronimo di Di Francia e Di Biasio, i due soci ora l’impresa, dopo un cambio di ragione sociale, ha preso il nome di Electrika Srl, società in liquidazione) è stata la zona della contrada dove, quando si saturò la discarica della Senga, fu localizzata la discarica privata e industriale, specializzata sia nello smaltimento dei rifiuti solidi e urbani sia di quelli tossici e nocivi. Quest’ultimo settore, specie dopo una delibera della regione Campania in cui si autorizzava lo sversamento anche dei rifiuti provenienti da altre regioni, ha costituito la più importante voce nel bilancio già floridissimo della società. Agli inizi degli anni novanta fu scavato un fosso profondo alcune centinaia di metri per sversarvi altro materiale rimasto poi vuoto a seguito di controlli della pubblica autorità. All’incirca nel 1984 nell’area a ridosso del cratere degli Astroni, di fronte al distributore di benzina esso, dove nel frattempo era stato ampliata una cava preesistente, gestita da un’altra società, furono scaricate mille tonnellate di fanghi dell’industria chimica Acna di Cengio. Nel 1994 al fine di recidere i legami tra le imprese dedite allo smaltimento dei rifiuti e la criminalità organizzata si passò dalla gestione privata a quella pubblica e si affidò la discarica all’Enea. Com’è noto, poi, la discarica fu completamente chiusa a seguito delle proteste dei cittadini esasperati dalle esalazioni venefiche che da essa emanavano. Il provvedimento fu adottato due anni dopo, nel 1996, alla presenza dell’allora sindaco della città, Antonio Bassolino con la promessa che l’intera area sarebbe stata bonificata e che su di essa sarebbe stato costruito un campo da golf a 18 buche con impianti sportivi e turistici per consentire una riqualificazione dell’intero cratere grazie ai fondi europei. Il progetto, annunciato in pompa magna dal neoeletto governatore della regione Campania, Antonio Bassolino, non è stato mai portato a termine anche per l’opposizione dell’allora presidente del Centro universitario sportivo, CUS, che avrebbe dovuto gestire gli impianti. L’idea a suo dire, in un contesto tanto degradato, era irrealizzabile e antieconomica.

Contrada Spadari
L’ultima area, Contrada Spadari, è una collina che costituisce uno dei bordi dell’ampio cratere dei Pisani, anch’esso risalente al terzo periodo dell’area Flegrea, dove da secoli sono ubicati vigneti di raro pregio e dove nell’ottocento fu costruito un castello, in rovina da più di un secolo, con un panorama di inconsueta bellezza, sulla piana sottostante, sul litorale domitizio, sull’isola d’Ischia e, quando il cielo è terso, sulle isole pontine. L’area, a differenza delle prime tre che si trovano all’interno del parco regionale dei campi flegrei, è situata nel parco metropolitano delle colline di Napoli, istituito nei primi anni 2000 dalla regione Campania. In prossimità di un suo cavone naturale sono stati sversati materiali di risulta edilizia, enormi quantità di pneumatici, scarti di macelleria e di negozi alimentari e rifiuti tossici di incerta natura e provenienza. Pur essendo il mare a dieci kilometri di distanza i gabbiani ci vengono a sfamarsi. Nei giorni di maltempo essi volano cupi sulla collina descrivendo un infernale girone dantesco. L’area fu transennata a seguito delle denunce degli abitanti della sottostante via comunale Pisani che segnalarono il rischio grave e concreto che i rifiuti sversati potessero a causa di smottamenti della collina, franare a valle travolgendo le abitazioni. Chi scrive chiese l’aiuto dell’allora consigliere comunale, Pietro Diodato, senza che fosse fatto nulla. La popolazione locale si rivolse quindi all’allora presidente della circoscrizione Natalino Zarra che fece apporre una lunga rete di protezione in metallo e dei voluminosi New Jersey, struttura in cemento armato, per impedire ai camion di sversare abusivamente rifiuti di vario genere. Nel frattempo nuovi varchi sono stati aperti e la rete metallica è divenuta fatiscente e insufficiente a contenere le mire speculatrici della criminalità.

[Crescenzo Mele]
da 'La Municipalità' del 26.03.2008

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