martedì 11 marzo 2008

Abusivismo a Contrada Pisani

L'articolo che segue, è tratto dal mensile 'la Municipalità', un giornale nato due anni fa che si occupa dei problemi di vivibilità della municipalità Pianura-Soccavo.

E’ mercoledì 13 febbraio, Daniela De Crescenzo, cronista de 'Il Mattino', mi raggiunge al cellulare. Mi informa dell’avvenuto sequestro di alcune villette e di un laboratorio di pasticceria in via Sant’Antonio dei Pisani, chiedendomi al contempo un commento. Contrada Pisani che ritorna al centro dell’attenzione delle cronache dopo essere stata sotto i riflettori del mondo intero dopo la sciagurata decisione, poi annullata a seguito della rivolta popolare, di riaprire dopo 12 anni la discarica. Vengo dunque messo a parte di un fatto che, da cittadino rispettoso delle regole, mi auguravo accadesse da tempo. Si perché sono anni che alcuni di noi, cittadini della contrada, denunciano a più riprese sui giornali e alla sezione antiabusivismo del comune di Napoli, la ripresa aggressiva e criminosa del fenomeno dell’abusivismo edilizio. Fino ad un paio d’anni fa a Contrada Pisani, tranne qualche caso isolato quanto esecrabile, gli abitanti locali avevano costruito piccoli manufatti, spesso semplici ampliamenti di vecchi casolari di campagna che nella pianura del cratere, albergano da tempo immemore. Lo stato di necessità economico, l’ ignoranza delle leggi e la mancanza di un maturo senso civico hanno spinto i discendenti degli antichi coloni che da Quarto e dal centro del quartiere di Pianura si insediarono nella contrada nella seconda metà dell’ Ottocento a costruire, senza chiedere il permesso allo Stato, le proprie piccole ed umili abitazioni. Non voglio giustificare questo fenomeno. Esso va però compreso e inserito in un più ampio contesto nel quale, tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, la fame di case, il boom demografico e la non attitudine degli abitanti locali a rivolgersi alle istituzioni per venire incontro ai propri bisogni da un lato e l’assoluta incapacità e indisponibilità di queste ultime a farsene carico dall’altro ha prodotto lo sviluppo di un modesto nucleo di abitazioni unifamiliari, sparse tra le campagne della località. Il condono edilizio del 1985 ,però, sanava una condizione che si era a lungo tollerata ma che non aveva prodotto, almeno nella contrada, danni ambientali di qualche rilievo. La colpevole tendenza a reiterare i condoni ,invece, istituiti nuovamente ogni 9 anni, nel 1994 e nel 2003, con diversi governi, di diverso colore politico, ha indotto nel cittadino medio la convinzione che tutto fosse possibile, sanabile ex post con una legge ad hoc dello Stato. Questa politica ha prodotto risultati nefasti, sia sul piano ambientale che su quello della legalità. Ha ingenerato la chiara percezione che lo Stato non volesse far rispettare delle regole basilari per la civile convivenza e che indulgesse nel perdonare gli illeciti dei propri cittadini sia per motivi di consenso elettorale che per incamerare denaro attraverso il pagamento delle oblazioni e di oneri di urbanizzazione e di concessione via via più onerosi. Invece che far rispettare le leggi urbanistiche per tutelare l’ambiente e in ultimo la salute dei propri cittadini le istituzioni hanno messo in atto un progetto criminoso: assecondare quanti non hanno i mezzi socio economici e culturali per acquistare o costruire una casa nella legalità per non scontrarsi con essi e per far crescere l’economia legata alle settore edilizio. Per far arricchire qualcuno si è perpetrato lo scempio del territorio compromettendo il già fragile equilibrio idrogeologico del nostro paese, disseminandolo di case tirate su in tutta fretta, senza il rispetto delle più’ elementari regole di staticità e sicurezza, spesso modestissime sul piano estetico e funzionale, arrecando un danno economico incalcolabile all’intera comunità, favorendo il lavoro in nero e la criminalità organizzata. In questo scenario che non è consono ad un paese civile si inserisce come da cornice la estesa corruzione del corpo della polizia municipale e dei funzionari comunali addetti alla sorveglianza delle aree a rischio abusivismo. Tutti, dico tutti, coloro che costruiscono un’abitazione senza la regolare concessione edilizia asseriscono di pagare tangenti alle forze dell’ordine in cambio del loro silenzio, del loro non vedere e non sentire almeno nella prima fase della costruzione delle case. I tutori dell’ordine si presentano poi quando ormai l’abitazione è stata completata e quando è stata già abitata e ciò nella piena certezza che mai e poi mai verranno applicate le misure sanzionatorie più gravi ma le uniche ad essere veramente efficaci: l’abbattimento del corpo del reato. Schiere di avvocati e legulei, approfittando di una legislazione tanto severa quanto farraginosa, si inseriscono in quelle che appaiono essere delle lacune colpevolmente volute dal legislatore. Basti pensare alla possibilità di ricorrere al Tar avverso la delibera di abbattimento. La politica anziché far rispettare le regole, dando il buon esempio a cittadini probi e onesti che non intendono infrangere la legge, assiste inerme al fenomeno per trarne vantaggi volti alla propria autoperpetuazione. Essa trae beneficio da questa bolgia infernale in cui si danneggia la collettività per l’interesse di chi non ha a cuore l’interesse comune. Essa si guarda bene dall’attuare una seria politica abitativa che favorisca norme severe ma più chiare e trasparenti, procedimenti di concessione delle licenze edilizie più veloci. Il tutto per venire incontro ai bisogni delle famiglie.
Per ritornare ai fatti di contrada Pisani occorre ricordare che l’abusivismo edilizio della contrada è stato finora di carattere non speculativo, diverso da quello che a cominciare dal dopoguerra si è verificato sulle colline di Posillipo, del Vomero e poi, tra gli anni 70 e il dopo terremoto a Pianura. Negli ultimi anni invece il fenomeno ha assunto un chiaro carattere speculativo. Ville tanto brutte quanto di proporzioni ciclopiche stanno sorgendo soprattutto in collina, in assenza di fogne e di illuminazione, su di un territorio piroclastico, facilmente franabile. Si pensi all’enorme danno ambientale perpetrato in via Nino Rota. Non penso che questo stato di cose giovi nel medio e lungo periodo veramente a qualcuno. Il mio vuole essere un invito a non commettere più illeciti di questo tipo e a completare la sanatoria istituita dai sopracitati condoni, in ossequio alla delibera del dicembre 2006 e la cui improrogabile scadenza è stata fissata per l’ultima volta al 30 giugno 2008. Solo allora potremo affrancarci dallo stigma di abusivi e potremo, insieme a tutti i cittadini del quartiere, smettere i panni di paria, di intoccabili della comunità e interloquire a testa alta con l’amministrazione comunale per poter pretendere quei servizi finora negati quali strade e fogne. Solo allora potremo fare definitivamente naufragare il disegno criminoso di alcuni di trattarci ad intervalli periodici ma regolari e tristemente famosi come discarica sociale e umana.

[Crescenzo Mele]

Nessun commento: