martedì 27 maggio 2008

A Pianura seppellivamo i camion dei veleni


«Quando arrivavano i bidoni, li schiacciavamo con le pale meccaniche. Facevamo in modo che il liquido uscisse e si mescolasse con il terreno. Poi caricavamo tutto sui camion e gettavamo nella discarica. Un giorno, però, scaricando, uno schizzò di liquido raggiunse un nostro collega, che si ustionò. Da quel giorno, lasciammo i rimorchi in fondo alla discarica, risalendo solo con le motrici».

Alcuni ex dipendenti della Difrabi, la società che per decenni ha gestito la discarica di Pianura, stanno raccontando al pm Stefania Buda gli orrori che avvenivano nell'impianto ora sotto sequestro. Sotto terra, per una profondità di 200 metri, sono finiti solventi, vernici, fanghi tossici, morchie. Mischiati con i rifiuti urbani sono ancora lì, perché nessuno si è mai preoccupato di bonificare la discarica: lo hanno confermato alcuni prelievi a campione compiuti nei giorni scorsi. Le ipotesi di reato sono disastro ambientale e omessa bonifica.Racconta un ex dipendente della Difrabi, Angelo G.: «I bidoni arrivavano da molte città del Nord. Venivano schiacciati su un suolo attiguo alla discarica, mescolati col terreno e caricati sui camion. Un giorno, però, un mio collega caricò un bidone che non era stato schiacciato. Quando andò a scaricare, uscì uno schizzo che lo ustionò; in seguito si ammalò gravemente. Da allora seguimmo il metodo di sganciare i rimorchi dalle motrici: scendevamo in fondo alla discarica attraverso una specie di sentiero, arrivavamo giù lasciavamo tutto e risalivamo con le sole motrici». Il pm ora vuole individuare quei camion: per questo, nei prossimi giorni, arriveranno gli esperti dell'Istituto nazionale di geofisica. Con alcuni georadar ne cercheranno le tracce. Saranno affiancati dai consulenti della Procura, dai carabinieri del Noe, cui l'indagine è delegata, e da funzionari del ministero dell'Ambiente, che pure sta collaborando con il magistrato. Dopo l'individuazione dei camion, che presumibilmente contengono bidoni con sostanze particolarmente tossiche, saranno compiuti carotaggi mirati, per capire esattamente quali veleni sono stati versati sotto terra per quarant'anni.Le persone che in questi mesi sono state convocate in Procura hanno ricostruito ciò che avveniva davvero nella discarica dove si sarebbero dovuti smaltire solo i rifiuti solidi urbani.
I carichi di veleni arrivavano da molte città del nord, soprattutto lombarde e venete: anche dagli impianti industriali di Porto Marghera sono partiti i carichi destinati a Pianura. Ma l'aspetto più preoccupante della vicenda è quello della mancata bonifica della discarica: tutto è rimasto così, come quando si sversava. L'obiettivo della Procura è chiarire di chi sia la responsabilità: un compito non facile. È presumibile che l'attenzione si concentri innanzitutto sui titolari della Difrabi, per anni gestita dalla famiglia Di Francia ma più recentemente rilevata dall'Enea. Sarà però esaminato anche il ruolo degli amministratori pubblici. Gli abitanti di Pianura si battono da tempo per sapere quello che è accaduto nel loro quartiere e che conseguenze lo sversamento selvaggio ha avuto sulla loro salute.

[Titti Beneduce da 'il Corriere del Mezzogiorno' 24.05.2008 ]

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E che si aspetta ai trovare i colpevoli di questo disastro ambientale e sanitario?Mi può rispondere qualcuno su questo interrogativo? Grazie.

Anonimo ha detto...

Rispondo al gentile lettore del blog, dicendo che ci stiamo attivando per verificare la possibilità di azioni legali contro coloro che hanno fatto tali danni ambientali e forse anche sanitari.
Mario